Legge ungherese anti Lgbt: botta e risposta tra Von der Leyen e Budapest
Mentre in Italia monta la polemica sul Ddl Zan, alimentata dalla richiesta del Vaticano di modificare il disegno di legge, in Europa si anima il dibattito sui diritti civili a seguito dell’approvazione in Ungheria di una legge anti Lgbt. Legge che vieta film e libri che facciano riferimento a costumi sessuali diversi dall’eterosessualità ai minori di 18 anni e che mette al bando anche le pubblicità che rappresentino persone omosessuali o transgender come una parte integrante della società, in nome di una supposta “protezione dei minori dalla pedofilia”.
L’ultima, in ordine di tempo, a prendere una netta posizione contro il governo di Budapest è stata la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen che parla di una legge che oltre che “vergognosa” è anche “chiaramente discriminatoria” perché “va contro ogni valore fondamentale dell’Ue, ossia la dignità, l’uguaglianza, i diritti umani fondamentali”.
Non si è fatta attendere la risposta dell’Ungheria che, a poche ore di distanza, usa le stesse parole di von der Leyen, per bollare come “una vergogna” il suo commento sul provvedimento ungherese. “La dichiarazione della presidente della Commissione Ue è basata su asserzioni false – spiega l’esecutivo di Viktor Orban in una nota -. Ciò dimostra un’opinione politica di parte senza che sia stata condotta una valutazione imparziale”.
Sono saliti intanto a 17 i Paesi Ue che hanno chiesto alla Commissione di agire contro l’Ungheria, portandola in Corte di Giustizia per le misure adottate. Si tratta di Belgio, Danimarca, Estonia, Finlandia, Germania, Francia, Italia, Irlanda, Lituania, Lussemburgo, Paesi Bassi, Spagna, Svezia, Lettonia, Grecia, Cipro e Austria. Richiesta accolta dalla presidente von der Leyen che ha chiarito di avere “dato istruzione” ai “commissari responsabili” di scrivere una lettera alle autorità ungheresi nella quale vengano espresse “le nostre preoccupazioni legali prima che la legge entri in vigore”.
La leader europea ha anche ribadito di credere “fortemente in una Ue in cui si è liberi di amare chi si vuole”, che “abbracci la diversità che è al fondamento dei nostri valori” e ha promesso di usare “tutti i poteri della Commissione per fare in modo che i diritti di tutti i cittadini europei siano garantiti per chiunque e ovunque”.