“Il veleno nell’acqua”, stasera su Rai3 la docu-inchiesta sull’inquinamento da Pfas
“E’ come se tuo figlio avesse, nel suo corpo, una bomba innescata. Tu non sai quando esplode questa bomba. Non sai quale organo andrà a colpire”. Nella frase della vicentina Michela Piccoli, la mamma-infermiera di Lonigo che da anni si batte per aiutare i figli colpiti dai veleni dei Pfas, si cela tutta la drammatica denuncia contenuta nel documentario inchiesta di Rai Documentari “Il veleno nell’acqua”, che verrà trasmesso stasera, venerdì 23 luglio alle 23 su Rai3.
I Pfas sono una famiglia di oltre 4700 sostanze chimiche, presenti in moltissimi prodotti di largo consumo: dalle padelle antiaderenti ai tessuti antimacchia e idrorepellenti, dagli imballaggi per gli alimenti ai cosmetici. Da quando la prima molecola è stata scoperta, più di ottant’anni fa alla DuPont, negli Stati Uniti, il brevetto industriale per produrre queste sostanze è stato venduto a molte aziende ai quattro angoli del pianeta.
I chimici la chiamano “la molecola delle meraviglie” per le sue incredibili proprietà. E’ resistente al calore, all’acqua e ai grassi, è praticamente indistruttibile, ma proprio per queste caratteristiche, una volta finita nell’ambiente ci resta per almeno 100 anni. I Pfas hanno contaminato il nostro pianeta, Italia compresa. Nel 2013, in Veneto, è stato scoperto il più esteso inquinamento da Pfas al mondo: 200 chilometri quadrati di territorio, 350 mila persone colpite tra le province di Vicenza, Verona, Padova e Rovigo. La grave contaminazione proviene – come noto – dagli scarti di lavorazione dell’azienda chimica Miteni di Trissino, che per anni avrebbe sversato queste sostanze nell’ambiente.
I Pfas sono finiti in una delle falde acquifere più estese d’Europa, e da lì hanno raggiunto gli acquedotti pubblici e i pozzi privati. Dagli anni Sessanta a oggi, la popolazione, ignara, ha bevuto acqua “avvelenata”, e quel che è peggio è che le multinazionali della chimica ne conoscevano le conseguenze. Negli Stati Uniti era avvenuta la stessa cosa 14 anni prima. Il documentario ripercorre la vicenda dell’inquinamento in Veneto attraverso le voci dei protagonisti: dagli ex dipendenti dell’azienda – l’inchiesta giudiziaria sulle malattie e le morti sospette dei lavoratori è ancora in corso – ai medici che per primi hanno denunciato, dalla risposta delle istituzioni alle storie di chi, tra la popolazione civile, si è ammalato senza sapere il perché.
Se queste molecole vengono ingerite ogni giorno, per tanti anni, le conseguenze possono essere molto gravi. Il più vasto studio scientifico al mondo, svolto negli Stati Uniti su 70 mila persone contaminate, ha stabilito un probabile legame tra i Pfas e sei patologie: ipercolesterolemia, malattie tiroidee, colite ulcerosa, ipertensione in gravidanza, eclampsia, tumori del testicolo, tumori del rene. Successivi studi hanno mostrato, nella popolazione esposta, aumenti di aterosclerosi, ischemie, infarto del miocardio, diabete, infertilità maschile e femminile, aborti spontanei, alterazioni dello sviluppo del feto e diversi tipi di tumori. Mentre a Vicenza è appena iniziato uno dei più grandi processi ambientali della storia d’Italia, il grido disperato delle “Mamme No Pfas” ha raggiunto i palazzi del potere. La vastità dell’inquinamento si misura nel sangue dei loro figli. Le mamme chiedono giustizia in tribunale e leggi più stringenti alla politica, ma le lobby internazionali della chimica non ci stanno.
E’ la guerra di Davide contro Golia, e la vittoria dell’uno o dell’altro dipende anche da noi. Chi ha consentito questo crimine ambientale in nome del progresso? Chi doveva controllare? “Il veleno nell’acqua” risponderà stasera a queste domande aprendo uno squarcio in decenni di colpevoli silenzi. Un documentario di Marialuisa di Simone, montaggio e edizione Debora Longini, coordinamento editoriale Salvatore Carrara, produzione Rai Documentari.