Addio a Noemi Pianegonda, la “Piccola” staffetta partigiana, internata a 14 anni
Se n’è andata giovedì 29 luglio, a 90 anni, dopo una vita di impegno per la libertà e la democrazia, Noemi Pianegonda, partigiana a soli 13 anni nell’alta Val Leogra e internata in un lager a Bolzano. Soprannominata “Piccola” dai compagni di lotta, originaria di S. Antonio di Valli del Pasubio, viene ricordata “con immenso affetto e grande riconoscenza” dall’Anpi di Vicenza.
La sua era una famiglia partigiana, che ha partecipato attivamente alla Resistenza e alla guerra di Liberazione: figlia di Maria Bariola Bon e di Valentino, era ultima nata dopo le sorella Adriana, nome di battaglia “Kora”, Wally “Kira” e il fratello Walter “Rado” (vicecomandante della brigata “Pasubiana”). La loro casa era luogo di incontro e supporto per le riunioni clandestine della Resistenza e lei faceva quotidianamente la spola tra la sua casa, il comando di Brigata stanziato a Malunga e le basi delle pattuglie della zona.
“Noemi – ricorda l’Associazione dei Partigiani in una nota – ha svolto il suo compito di staffetta approfittando della sua giovane età per trarre in inganno fascisti e nazisti e portando preziose informazioni ai partigiani. Ha dovuto patire l’arresto, le botte, le torture dei nazifascisti – prosegue l’Anpi – insieme al resto della famiglia, escluso il padre, riuscito a sfuggire alla cattura. Con la madre, le sorelle e il fratello è stata trasferita a carcere di Rovereto, nel quale è stata sottoposta a pestaggi e costretta, insieme alle sorelle, ad assistere alla tortura della madre. Il dolore per quell’episodio l’ha accompagnata per tutta la vita. Ha dovuto inoltre subire l’internamento nel campo di concentramento di Bolzano”.
Della sua esperienza in campo di concentramento ricordava le sofferenze ma anche l’affetto e la cura a lei dedicati da Egidio Meneghetti, docente all’Università di Padova, che l’aveva presa in simpatia e le faceva imparare le declinazioni in latino e la matematica. Di lui ricordava in particolare un’affermazione: “Ti porteranno via tutto ma la tua mente no, non te la devono portar via”. Nei suoi racconti ricordava con emozione quando, alla fine della guerra, tutta la famiglia riuscì a riunirsi, dopo anni di sofferenze.
Esponente dell’Aned, andava spesso con gruppi organizzati a Mauthausen e Gusen, i due lager dove trovarono lamorte fra enormi sofferenze e violenze 11 dei 13 deportati scledensi. La sua testimonianza è raccolte in libri e in un bel video dal titolo “Dalla parte giusta”. Fino a quando le forze l’hanno sorretta è andata nelle scuole a testimoniare ciò che ha vissuto e a lasciare sempre un messaggio di speranza e una spinta all’impegno a ragazze e ragazzi che l’ascoltavano. “La ricorderemo per il suo dolce sorriso e la sua tenerezza, insieme a tutte e tutti coloro che lottano per un mondo più libero e giusto, senza odi e guerre ma intriso di solidarietà ed uguaglianza” conclude l’Anpi, che esprime poi vicinanza ai figli Anna e Giorgio Dalle Molle e ai familiari: “Li ringraziamo per l’amore, l’assistenza e le cure che le hanno dedicato fino al suo ultimo respiro”.