Curva Sud, si alza un grido: “Ci faremo da parte!”. Il Vicenza senza ultras biancorossi?
Erano pronti a rispettare tutte le regole imposte dall’alto pur di ripopolare lo Stadio Menti in città e sostenere la squadra di Di Carlo ma, di fronte alle numerose restrizioni imposte per l’accesso al pubblico nei grandi eventi sportivi, hanno detto no. Se si tratta di una sorta di provocazione oppure di una risoluzione senza appello, si saprà solo alla prova dei fatti, quando il L.R. Vicenza giocherà la prima partita casalinga alla seconda di campionato in serie B, dopo l’esordio con derby veneto di sabato al “Tombolato ” di Cittadella. Intanto gli ultras biancorossi, gli affezionati della Curva Sud almeno, hanno messo nero su bianco non solo la loro sofferenza di tifosi fedeli costretti ormai da 18 mesi a “sguainare” le sciarpe con i colori del cuore solo davanti alla tv, ma anche la loro ferrea intenzione preannunciata oggi di rimanere fuori dalla stadio.
Green pass o tampone rapido all’ingresso, accesso contingentato al 50% della capienza di ogni spalto, disposizione a scacchiera, niente vessilli multicolori (sciarpe e bandiere, perfino gli striscioni con decisioni in merito riservate alla Questura), spazi rigorosamente a sedere. Sono alcuni dei vincoli ritenuti come inaccettabili, nel loro complesso, dai portavoce della “Sud” che hanno diffuso un comunicato spiegando la propria posizione. Lo sport e il tifo che piacciono agli ultras del Vicenza, insomma, sono ben distanti da quello che sarà permesso fare dal prossimo week end in poi per la stagione 2021/2022 alle porte.
“Anticipiamo subito che argomenti come green pass e vaccini non ci competono – si legge nelle prime righe, ribandendo la volontà di non entrare a “gamba tesa” sul piano sanitario -, non ne abbiamo le competenze e quindi nessuno di noi si esprimerà a favore o contro di essi, se non nel suo privato. Quello che invece vogliamo dire è che, se è vero che ci sono delle misure efficaci necessarie per accedere agli impianti, è altrettanto corretto permettere a chi le accetta di poter tornare a vivere lo stadio normalmente e liberamente, come accade in gran parte d’Europa”.
Quelli sopra citati “sono tutti provvedimenti che purtroppo ci impediscono di vivere la Curva come piace a noi e di rendere onore al nostro amato Lane. Essere ultras è prima di tutto aggregazione, passione, socializzazione e questa situazione ci costringe dolorosamente a farci da parte, non organizzando più il tifo e non appendendo più i nostri vessilli. Per ultimo, ma forse motivo più importante, con la limitazione dei posti molti ragazzi non potrebbero accedere allo stadio e per spirito di amicizia e fratellanza mai nessuno di noi entrerebbe a discapito di qualcun altro, non lo abbiamo mai fatto e mai lo faremo”.