Delitto di Marano, Grisotto oltre al fucile con cui ha sparato aveva “modificato” anche una pistola
L’ossessione nel tempo si era alimentata di rabbia, frustrazione e rancore nei confronti dei vicini di casa. Fino a spingere Gelindo Renato Grisotto a costruire da autodidatta non solo la doppietta artigianale con cui lunedì mattina a Marano ha ucciso Mario Valter Testolin, ma anche una pistola. E’ emerso solo ieri, quando dal comando provinciale dei carabinieri gli investigatori dell’Arma hanno mostrato ai presenti il fucile con cui materialmente è stato perpetrato l’assassinio, e anche una semiautomatica originariamente innocua – arma finta che poteva sparare solo a salve e di libera vendita – modificata in maniera tale da poter caricarla con proiettili potenzialmente letali.
Nel corso della perquisizione in casa di Grisotto, abitazione condivisa con la moglie e i due figli di 15 e 20 anni, la pistola era stata sequestrata dai militari. Al pari dell’altra arma che invece era stata subito presa in consegna a distanza di pochi minuti dagli spari a circa 150 metri dalla corte, su un terreno a fianco della via dove giaceva a terra la vittima. Freddata da un colpo alla schiena e uno al torace in via Molinetta, senza possibilità di difendersi.
Una circostanza non trascurabile per gli inquirenti, quella del ritrovamento di una seconda arma nella disponibilità dell’assassino suicidatosi in carcere la notte seguente, che fornisce un ulteriore elemento in linea con l’ipotesi della premeditazione. Non sarebbe stato un raptus a spingere Grisotto, insomma, magari frutto di un diverbio improvviso come altri in passato, a premere il grilletto del fucile. Chissà da quanto l’ossessione nei confronti di quel vicino di casa – che era stato costretto a risarcire vendendo un terreno dopo una causa del 2013 in seguito a una denuncia per minacce e aggressione – montava nella sua mente resa instabile da tanto odio. Da verificare, inoltre, che gli oggetti fabbricati in proprio fossero effettivamente opera dell’omicida, e non forniti o acquistati da terze persone.
L’acquisizione dei due oggetti va inserita nel contesto delle ammissioni rilasciate al pubblico ministero dall’uccisore di 52 anni, nel corso dell’interrogatorio avvenuto al comando di Thiene prima del trasferimento alla casa circondariale per detenuti di Vicenza. Il muratore maranese morto per propria mano – per impiccagione utilizzando il corredo di vestiario e pantaloni annodati – è stato rinvenuto intorno alle 5 di martedì da una guardia che nel controllo precedente non aveva ravvisato nulla di sospetto nella cella.
Un capitolo giudiziario a parte potrebbe aprirsi proprio nei confronti della direzione e anche del personale del carcere, nel caso venissero ravvisati gli estremi dell’omessa vigilanza. Un epilogo amaro che riporta alla luce il tema d’attualità del sovrappopolamento delle carceri italiane e soprattutto dell’insufficienza dell’organico. All’autore del gesto estremo sarebbero bastati pochi secondi per mettere in pratica l’intento autolesionista, con l’unica guardia in turno impossibilitata a tener “sott’occhio” i detenuti dell’ala assegnata in contemporanea. Tutto ciò nonostante il pm avesse raccomandato – con un documento cartaceo “nero su bianco” consegnato dai carabinieri ai secondini – la stretta sorveglianza vista la fragilità psicologica di Grisotto, entrato nel penitenziario alle 0.20 e dichiarato morto alle 5.45, dopo che alle 5 era scattato l’allarme.
Intanto oggi è il giorno fissato per l’esecuzione dell’esame autoptico sul corpo di Mario Valter Testolin, prima di concedere il nulla osta per la sepoltura alla moglie e al figlio, anche loro vittime di una tragedia inconcepibile e di cui sta soffrendo l’intera comunità di Marano. L’autopsia richiesta dalla Procura berica non dovrebbe riservare sostanziali novità ma servirà innanzitutto per confermare la dinamica di quella terribile manciata di secondi: vale a dire la ricostruzione dei fatti secondo cui il pensionato di 67 anni è stato attinto da una fucilata prima alle spalle e poi, con un secondo colpo, probabilmente quello fatale, al torace.