Domenico Basso lascia la direzione di Tva: “il giornalista non è un fantoccio ma un cane da guardia”
L’ultimo giorno di agosto corrisponde a quello dei saluti per Domenico Basso, annunciato in uscita dalla redazioni dell’emittente televisiva “Tva Vicenza” e della testata collegata “La Domenica di Vicenza”, oltre al network regionale “Tg Veneto News” tra “antenne” affiliate. A quasi 64 anni di età una nuova svolta nella sua trentennale carriera, prima di approdare a Vicenza le esperienze principali erano state ad “Antenna Tre”, “Rete Veneta” e “La Tribuna di Treviso” e “La Nuova Venezia”.
Ieri, proprio sul canale della principale antenna della provincia vicentina, Basso ha salutato i telespettatori con un messaggio video che sta ha seminato qualche spunto di riflessione ma anche di discussione tra i “parolieri” e i “parlatori” del giornalismo veneto. “Il giornalista non è un fantoccio – ha detto -, ma un cane da guardia del potere” è uno dei passaggi più significativi del discorso di chiusura.
Senza ergersi in maniera esplicita a moderno Robin Hood, il professionista dell’informazione ha comunque lasciato partire qualche dardo – leggasi frecciatina – diretto all’intreccio tra la sfera politico-amministrativa locale e la stampa territoriale. Con stile, senza esagerare nei modi e termini, mantenendo la pacatezza che lo contraddistingue. Trevigiano d’origine, dal 2016 ha condotto i tg e le trasmissioni di approfondimento di Tva Vicenza per 5 anni, passando ora il testimone al collega Danilo Guerretta (Tg Veneto News), concludendo la sua dunque quinquennale esperienza in Videomedia.
Ecco alcuni dei passaggi salienti del suo messaggio di saluto, trasmesso ieri, ascoltabile nella sua completezza sul profilo sociale del giornalista. “Ci sono storie – questo l’esordio del discorso di Domenico Basso rivolto ai telespettatori che durano all’infinito – e altre che durano pochi anni, ma non significa che siano meno intense e meno ricche di traguardi”. Poi la rivendicazione della proposta della cittadinanza onoraria a Paolo Rossi, scomparso nel dicembre scorso.
“Abbiamo spalancato una finestra nel Veneto – il riferimento qui va al network regionale tra emittenti televisive locali – sprovincializzando l’informazione aprendosi a nuove conoscenze, esperienze e in certi casi, competenze”. E ancora: “l’informazione di qualità paga, sia in termini di immagini che di ascolto. Un’informazione diversa è possibile, più interventista, anche se forse dà fastidio a chi comanda ma rispetta il ruolo del giornalista che non è un fantoccio – ha ribadito -, ma un cane da guardia del potere. Diamo retta a chi è il fruitore finale dell’informazione e non a chi cerca un palcoscenico, magari in termini di consenso”.