Il nonno di Eitan indagato per sequestro di persona. Israele: “E’ rapimento di bambino”
La procura di Pavia ha iscritto nel registro degli indagati per sequestro di persona aggravato Smhuel Peleg, il nonno materno del piccolo Eitan, il bimbo di 6 anni unico sopravvissuto alla tragedia del Mottarone del 23 maggio scorso. L’uomo, ex militare, due giorni fa ha portato il nipotino in Israele dopo una visita concessa dalla famiglia paterna e dopo averlo prelevato nella casa della zia Aya Biran, che era stata nominata la sua tutrice legale.
Questa mattina è entrata in Tribunale a Pavia uno dei legali della zia paterna di Eitan, per chiedere al giudice tutelare l’attivazione della Convenzione internazionale dell’Aja. La convenzione dell’Aja del 1980 prevede di assicurare il rientro del minore presso l’affidatario e il Paese di residenza nei casi di sottrazione internazionale. Il Giudice aveva anche disposto la riconsegna del passaporto israeliano del piccolo, che era in possesso del nonno Shmuel Peleg, e aveva ordinato l’11 agosto il divieto di espatrio del bambino che sarebbe potuto avvenire solo con l’accompagnamento o l’autorizzazione della tutrice. Nell’inchiesta si scava anche su presunte complicità di altre persone nel blitz che ha portato al presunto rapimento.
Secondo i media locali, il ministro degli Esteri israeliano è convinto di dover fare tutto quello che è in suo potere per restituire al più presto Eitan all’Italia. Secondo il parere del governo, le modalità dell’arrivo nello Stato ebraico del piccolo rientrano nella definizione di ‘rapimento di bambino’, come previsto dalla Convenzione dell’Aia, ratificata da Israele nel 1991. Inoltre, secondo lo stesso parere, l’affidamento di Eitan sarà determinato solo dal Tribunale della sua residenza permanente, e si prevede che se non ci sarà accordo tra le due parti della famiglia, Israele dovrà dunque agire per restituirlo alle autorità italiane.
Rispondono i legali del nonno: “Dopo essere stato estromesso dagli atti e dalle udienze e preoccupato dalle condizioni di salute del nipotino, ha agito d’impulso. Ci impegneremo – scrivono – perché vengano riconosciuti i diritti della famiglia materna, dopodiché confidiamo che Shmuel ritorni ad avere fiducia nelle istituzioni Italiane”.