Ulss 7, inaugurata la nuova unità riabilitativa territoriale a Marostica
Dopo l’entrata in funzione già dal 15 settembre, per la nuova Unità Operativa Territoriale (Urt) del Distretto 1 ieri c’è stata anche l’inaugurazione ufficiale, alla presenza dell’assessore regionale alla sanità e ai servizi socio-sanitari Manuela Lanzarin e della presidente della Conferenza dei Sindaci Elena Pavan, insieme ai vertici dell’Ulss 7 Pedemontana.
La struttura, collocata a Marostica in via Panica nel complesso dell’ex ospedale dove ha già sede anche l’Ospedale di Comunità, è dotata di 20 posti letto, destinati a pazienti dimessi dall’ospedale per acuti in quanto clinicamente stabilizzati, ma che presentano ancora delle problematiche sanitarie e riabilitative risolvibili con un ricovero temporaneo.
Con queste caratteristiche, il servizio è potenzialmente rivolto ad una fascia molto ampia di utenti, prevalentemente anziani ma non solo, provenienti soprattutto dai reparti di Geriatria, Medicina Generale, Neurologia e Ortopedia. Pazienti che necessitano per lo più di riabilitazione neurologica e motoria per la riduzione di forme di disabilità residua dopo eventi acuti o in seguito alla riacutizzazione di patologie cronache: si spazia da chi ha subito una frattura importante ai pazienti colpiti da ictus in forma non grave.
Una risorsa per gestire le nuove cronicità. A sottolineare l’importanza dell’assistenza fornita dall’Urt è il dottor Gaetano Grotto, responsabilità dell’attività riabilitativa della nuova struttura, oltre che dell’Unità Operativa Semplice di Riabilitazione neurocognitiva di Villa Miari: “Negli ultimi anni abbiamo assistito a un progressivo cambiamento sociale e sanitario, con l’emergere di quella che è stata definita l’ ‘epidemia della cronicità’, che ha interessato anche il mondo della riabilitazione nei suoi diversi aspetti. Si sta così passando necessariamente dalla gestione del paziente acuto in ospedale alla gestione della cronicità sul territorio, attraverso le strutture intermedie”.
“La nuova Urt di Marostica – spiega ancora Grotto – rappresenta un tassello fondamentale per affrontare questo cambiamento e per garantire una reale continuità del progetto riabilitativo tra ospedale, territorio e domicilio, procedendo verso una medicina di prossimità rappresentata anche dal nuovo progetto di telemedicina e di teleriabilitazione. In tal senso questa nuova Urt non è frutto di un semplice atto amministrativo o organizzativo, ma rappresenta piuttosto un atto di assunzione di responsabilità nei confronti dei cittadini, al fine di assicurare il ritorno alla massima autonomia possibile nell’ambiente più favorevole ai bisogni di assistenza e di recupero funzionale”.
Proprio sulla completezza e allo stesso tempo l’appropriatezza dei livelli assistenziali richiama l’attenzione il direttore generale dell’Ulss 7 Pedemontana Carlo Bramezza: “Oggi il paziente che necessita di riabilitazione nel Distretto 1 può contare sul reparto ospedaliero di Asiago, sull’Ospedale di Comunità di Marostica e appunto sulla nuova Urt, oltre naturalmente ai servizi domiciliari. Abbiamo dunque completato e rafforzato un modello che ci consente la presa in carico dei pazienti con diversi livelli di assistenza, in base alle specifiche necessità di ognuno e con un percorso assistenziale che è sempre personalizzato, grazie anche alla possibilità di combinare queste diverse risorse in base alle singole esigenze. Tutto questo ci consente di affrontare al meglio anche la sfida sanitaria rappresentata dall’invecchiamento progressivo della popolazione, che rende il tema delle “dimissioni protette” sempre più rilevante”.
Organizzazione e accesso alla struttura. L’Urt è gestita direttamente dall’Ulss 7 Pedemontana, con proprio personale e vede la presenza di infermieri, operatori socio-sanitari, fisioterapisti e logopedisti, con la supervisione di medici e fisiatri. L’accesso avviene prevalentemente su segnalazione del reparto ospedaliero al Nucleo Dimissioni Protette della Centrale Operativa Territoriale (Cot), che valuta quindi le caratteristiche del paziente. Il trasferimento avviene quindi direttamente, previo naturalmente consenso del paziente e dei familiari. In alternativa, in casi particolari, il ricovero può essere richiesto alla Cot tramite il medico di medicina generale. La durata media della degenza è di 30 giorni, con la possibilità di arrivare in caso di necessità ad un massimo di 60.