Cdm, via libera alla delega della riforma fiscale. Catasto, Draghi assicura: “Nessuno pagherà di più”
Via libera del Consiglio dei ministri alla delega per la riforma fiscale. “Il governo ha deciso di aggiornare il sistema della mappatura catastale, ma si tratta di una riformulazione e non di una revisione” ha così spiegato il premier Mario Draghi in conferenza stampa. “Per il momento le rendite – ha sottolineato – restano invariate e la tassazione non cambia, se ne riparlerà solo nel 2026”. Il Consiglio dei ministri si era riunito a Palazzo Chigi dalle 15 per discutere sulla delega per la riforma fiscale e le leggi regionali: dalla revisione dell’Irpef e dell’Ires alla razionalizzazione dell’Iva.
La Lega ha chiesto tempo per analizzare i contenuti della delega fiscale e ha lasciato la cabina di regia a riunione ancora in corso: il ministro Garavaglia, che rappresenta il partito al posto di Giorgetti, ha infatti lasciato in anticipo la riunione dicendo avrebbe approfondito la bozza, che contiene anche la riforma del catasto. Fonti del Carroccio spiegano che l’iniziativa è stata presa non solo per la contrarietà alla riforma del catasto ma anche per una questione di metodo e aggiungono: “Non si può votare sulla fiducia senza aver visionato i testi”. Tra i dubbi sollevati nello specifico sul fisco anche quello delle coperture necessarie per dare attuazione alla riforma dell’Irpef. In merito a questo il premier Draghi ha dichiarato: Draghi: “L’assenza della Lega al Consiglio dei Ministri sulla delega fiscale la spiegherà l’onorevole Salvini oggi o domani. Ma gli scambi avvenuti in cabina regia e nelle conversazioni avevano dato sufficienti elementi per valutare la legge delega”.
La bozza della delega sulla riforma del fisco prevede da gennaio 2026 un aggiornamento del sistema della mappatura catastale che interesserà in particolare immobili non censiti, abusivi ed edificabili accatastati come agricoli. Il governo prevede inoltre un aggiornamento periodico di valori e rendite e adeguate riduzioni del valore patrimoniale medio ordinario per gli edifici di interesse storico-artistico, in considerazione dei vincoli legislativi su questo tipo di unità immobiliari e dei più gravosi oneri di manutenzione e conservazione. Il presidente del Consiglio Draghi parlando degli effetti delle norme sul catasto, ha assicurato che il contribuente medio non si accorgerà di nulla: “Resterà tutto come prima. Non è una revisione del catasto, ma una riformulazione. Il governo si impegna ad accatastare tutto quello che non è accatastato e procede a una revisione delle rendite catastali adeguandole alle rendite di mercato. A parte che ci vogliono cinque anni, ma nessuno pagherà di più o di meno, le rendite restano invariate”.
Con la riforma del fisco l’esecutivo punta a razionalizzare la struttura dell’Iva e si pone l’obiettivo di semplificare la gestione e l’applicazione dell’imposta, contrastare l’erosione e l’evasione, aumentare il grado di efficienza in coerenza con la disciplina europea armonizzata dell’imposta.
Si dirà addio alle addizionali regionali e comunali sull’Irpef, grazie all’arrivo di una “sovraimposta”. L’addizionale prevede che si applichi una aliquota proporzionale sulla base imponibile e l’unico elemento di progressività è costituito dalla “no tax area” per i redditi più bassi. Con la sovraimposta dovrebbe essere invece più forte l’effetto progressivo. Resta poi la previsione di un’applicazione automatica della sovraimposta per le Regioni che devono rientrare dai disavanzi sanitari. Il testo prevede inoltre un graduale superamento dell’Irap (Imposta regionale sulle attività produttive), garantendo in ogni caso il finanziamento del fabbisogno sanitario.
Per l’attuazione delle delega fiscale si potranno utilizzare due miliardi di euro nel 2022 e un miliardo nel 2023, provenienti dal fondo per la riforma fiscale creato con l’ultima Manovra. Il governo dovrà adottare entro 18 mesi i decreti legislativi per la revisione fiscale.
Il ministro dell’Economia, Daniele Franco, ha sottolineato che il governo intende ridurre il cuneo fiscale sul lavoro, che in Italia è relativamente elevato: “L’indicatore della tassazione per un lavoratore di reddito medio è di cinque punti superiore a quello della media europea. Larga parte del cuneo è imputabile all’imposta sulle persone fisiche.