Omicidio Giulio Regeni: domani si apre a Roma il processo. Assenti gli 007 egiziani
Si apre domani con il peso enorme delle assenze degli imputati, il processo per l’omicidio di Giulio Regeni, il ricercatore italiano torturato e ucciso al Cairo nel febbraio del 2016
Nell’aula bunker di Rebibbia a Roma, la Terza Corte d’Assise inizierà i lavori valutando le ragioni dell’assenza dei quattro 007 egiziani imputati. Tariq Sabir, Athar Kamel Mohamed Ibrahim, Uhsam Helmi e Magdi Ibrahim Abdelal Sharif, sono tutti accusati di sequestro di persona, mentre Abdelal Sharif risponde anche di lesioni e concorso nell’omicidio del ricercatore friulano ucciso nel 2016 a Il Cairo. A loro le autorità italiane non sono neppure riusciti a notificare gli atti del processo, visto che le autorità egiziane non hanno mai fornito gli indirizzi degli imputati.
Nel caso si stabilisse che i quattro si sono “volontariamente sottratti”, il giudizio potrà entrare nel vivo. In aula ci saranno anche i genitori del ricercatore, Paola e Claudio Regeni, che da quasi sei anni si battono perché venga fatta piena luce sulla morte del figlio.
Palazzo Chigi ha fatto sapere che si costituirà parte civile al fianco della famiglia Regeni. Inoltre, tutti i presidenti del consiglio che si sono succeduti al governo negli ultimi cinque anni (quindi Renzi, Gentiloni, Conti e Draghi) verranno chiamati a testimoniare. Con loro anche i ministri degli Esteri e i vertici dell’intelligence. L’avvocato Ballarini, che assiste i genitori di Giulio ha inoltre annunciato l’intenzione di chiamare a deporre anche il presidente egiziano Al Sisi.
L’indagine, partita dopo il ritrovamento del corpo di Giulio il 3 febbraio 2016, lungo la strada che dal Cairo porta verso Alessandria, è stata affidata al pm Sergio Colaiocco. Un testimone, che per 15 anni ha lavorato nella sede della National Security, ha dichiarato di aver visto proprio lì, nella stanza n.13, dove dove vengono portati gli stranieri sospettati di avere tramato contro la sicurezza nazionale, Giulio ammanettato a terra con segni di tortura sul torace” . Il testimone ha anche sottolineato di aver visto Regeni il 28 o 29 gennaio, proprio “in quella stanza con ufficiali e agenti”. Una testimonianza a cui se ne sono aggiunte altre, raccolte dai pm di piazzale Clodio e fondamentali per formulare le accuse contro i quattro agenti egiziani.