Processo Regeni, assenti gli 007 egiziani: si riparte dall’udienza preliminare
Tutto da rifare, o quasi, per il processo che sta tentando di fare luce sull’omicidio di Giulio Regeni. Si dovrà infatti ripartire dall’udienza preliminare a causa dell’assenza in aula dei principali imputati, ovvero gli 007 egiziani. Lo ha stabilito la III corte d’Assise di Roma secondo cui il giudice dovrà utilizzare tutti gli strumenti, compresa una nuova rogatoria con l’Egitto, per rendere effettiva e non solo presunta la conoscenza agli imputati del procedimento a loro carico. Il Governo italiano ha deciso di costituirsi parte civile.
La Corte ha dunque accolto le richieste della difesa di Tariq Sabir, Athar Kamel Mohamed Ibrahim, Uhsam Helmi e Magdi Ibrahim Abdelal Sharif, tutti accusati di sequestro di persona, mentre Abdelal Sharif risponde anche di lesioni e concorso nell’omicidio del ricercatore friulano ucciso nel 2016 a Il Cairo. Secondo i difensori d’ufficio degli 007 egiziani infatti, il processo in assenza degli imputati, non può essere celebrato, in quanto mancherebbe la prova che gli imputati si siano sottratti volontariamente.
La decisione, giunta dopo sette ore di camera di consiglio, è alquanto inattesa anche perché, sullo stesso argomento, il gup Pierluigi Balestrieri, che aveva disposto il giudizio, aveva ritenuto che il processo dovesse comunque cominciare perché gli imputati sapevano. “La copertura mediatica capillare e straordinaria – aveva scritto il gup – fa assurgere la notizia della pendenza del processo a fatto notorio”.
Sulla stessa lunghezza d’onda anche il procuratore aggiunto Sergio Colaiocco che, in una lunga memoria depositata alla Corte, aveva spiegato come l’assenza dal processo degli imputati, fosse una scelta. “È un caso di abuso del diritto, con una volontà chiara di sottrazione dal processo”, aveva spiegato Colaiocco, aggiungendo che “gli indagati sono stati reiteratamente invitati ad eleggere domicilio attraverso atti formali in via rogatoriale” ma a quelle rogatorie non è mai arrivata alcuna risposta. “Qui gli imputati non ci sono. E non ci sono per due motivi: o perché non lo sanno. O invece lo sanno, e hanno evitato di esserci nella speranza che il processo si blocchi. Sottrarsi al processo che l’Italia vuole loro fare”.
La reazione dei genitori di Giulio: “premiata la prepotenza degli egiziani”. Paola e Claudio Regeni tuttavia non si arrendono. “Non ci siamo mai fatti fermare in cinque anni e mezzo, certo non ci arrendiamo ora”, poi attraverso l’avvocato Alessandra Ballerini fanno sapere che sono sostenuti in questa ‘battaglia’ anche dalla decisione della Presidenza del Consiglio di costituirsi parte civile. “Averla al nostro fianco – dicono – rende evidente che è interesse e diritto dello Stato italiano e di tutti i cittadini arrivare alla verità. Prendiamo atto con amarezza di questa decisione che purtroppo premia l’ostruzionismo, l’arroganza e la prepotenza egiziana. È solo una battuta d’arresto, non ci siamo mai fatti fermare in cinque anni e mezzo e non ci arrendiamo certo ora. Si torna indietro di qualche mese ma si ricomincerà con tutte le formalità richieste. Pretendiamo dalla nostra giustizia che chi ha sequestro, torturato e ucciso Giulio non resti impunito. E sappiamo che presto o tardi la nostra pretesa avrà soddisfazione”.