Perchè i videogiochi possono essere considerati una forma di arte
(Quella che segue è un’intervista redatta all’interno delle attività del laboratorio “Cittadini Giornalisti Digitali” del progetto AVATAR – Alto Vicentino, che punta allo sviluppo della cultura digitale e di nuovi servizi tecnologici per cittadini, imprese, enti e pubblica amministrazione nell’alto vicentino) *
Nel corso dei secoli abbiamo potuto osservare come l’arte abbia avuto vari volti, acquisendo di conseguenza diversi significati e interpretazioni. Pittura, scultura e architettura sono le espressioni artistiche che siamo più abituati a vedere, ma tale definizione la si può dare anche a poesia, fotografia, musica, scrittura e, per quanto potrebbe sembrare incredibile, ai videogiochi.
Cosa accomuna questi media così diversi tra loro? Nel corso dei secoli l’arte, a dispetto della forma in cui essa si presenta, è da sempre stata una forma di comunicazione che faceva del mondo il proprio eco. Che fossero di denuncia sociale, come ad esempio il famoso Guernica di Pablo Picasso, per raccontare una storia, come le antiche pitture rupestri dei nostri antenati, o per esporre dei propri pensieri personali, anche nascosti, come gli affreschi della Cappella Sistina di Michelangelo, tali messaggi hanno sempre raggiunto le persone a prescindere dalla loro cerchia sociale, e con l’avvento di internet questa risonanza ha del tutto sfondato ogni barriera.
Il videogioco, come ogni forma d’arte, è anch’esso un mezzo di comunicazione con cui le persone che lavorano a tale prodotto possono esprimere i propri pensieri attraverso metafore fatte di parole, musica, storie o addirittura interazioni che coinvolgono direttamente il giocatore rendendo quest’ultimo il diretto protagonista dell’avventura che esso sta vivendo.
Un esempio palese è The Last of Us 2, uscito nel giugno del 2020. Esso mette i giocatori nei panni di vittime e carnefici, in un mondo post apocalittico dove le regole e la morale sono estremamente fragili. Trovandoci ad affrontare situazioni da parte di più punti di vista le nostre certezze vengono man mano distrutte, ponendoci domande su chi sia davvero “il buono” in quella storia, e mettendoci per di più davanti a eventi con cui molti possono certamente empatizzare. Nel suo contesto fantastico The Last of Us 2 riesce a coinvolgerci e a farci immergere, innescando una reazione a catena fatta di pensieri e riflessioni, fino ad arrivare a toccare le nostre emozioni esattamente come potrebbero fare una poesia, affresco o una canzone.
Un’altra opera videoludica capace di donare ai gamer emozioni enormi è The Witcher 3, gioco di ruolo uscito nel 2015 ispirato all’omonima saga letteraria dello scrittore Andrezj Sapkowski che mette nelle nostre mani il potere di cambiare il mondo. Nel suo contesto fantasy mediale ispirato in gran parte ai miti polacchi, il mondo di gioco cambierà in base alle conseguenze delle nostre scelte. Da queste ultime dipenderanno numerose cose, dalla libertà dei singoli individui al destino di intere nazioni, passando attraverso episodi di razzismo verso le specie non umane e alla persecuzione dei praticanti di magia, riflessi del nostro mondo che vedono la loro controparte negli episodi di xenofobia, come il caso di George Floyd, e nella persecuzione perpetrata dalla chiesa nei confronti degli “eretici”, come ad esempio Galileo Galilei e Giordano Bruno.
I videogiochi però non si fermano alle forme di comunicazione. Dietro ad essi si trovano musicisti che tramite la loro arte accompagnano le situazioni in cui siamo coinvolti, mentre a fare da cornice all’opera possiamo osservare panorami e ambientazioni capaci di togliere il fiato a chiunque le osservi, rendendo di fatto tali opere una delle forme d’arte più complete.
Concludendo, possiamo vedere come l’arte non si ferma mai nella sua evoluzione. Dalle pitture rupestri, ai monaci amanuensi del basso medioevo, fino alle opere di Michelangelo, essa è destinata a mutare continuamente assumendo molteplici forme, regalandoci in futuro nuove forme da ammirare, da conoscere e da studiare.
*Davide Scalabrin – CGD Progetto Avatar