A Casa Bakhita il virus cambia le regole dell’accoglienza ma non lo spirito del servizio
(Quello che segue è un articolo redatto all’interno delle attività del laboratorio “Cittadini Giornalisti Digitali” del progetto AVATAR – Alto Vicentino, che punta allo sviluppo della cultura digitale e di nuovi servizi tecnologici per cittadini, imprese, enti e pubblica amministrazione nell’alto vicentino) *
Casa Bakhita di Schio nasce nel 2008 da una convenzione del comune di Schio ed è gestita dalla Cooperativa Samarcanda la quale arriva da un’esperienza ventennale grazie alla gestione di InCaile.
InCaile prima
InCaile,che prende nome dalla Zona Canile in Poleo, era un semplice Asilo notturno che offriva la sola possibilità di cena e dormitorio notturno rimanendo chiuso per l’intera giornata.
Casa Bakhita dopo
Nel 2008 appunto, viene stipulata questa nuova convenzione. Grazie a questa convenzione, Casa Bakhita è aperta h24 tutti i giorni, tutto l’anno. Offrendo così agli ospiti anche la colazione, pranzo, servizi docce, lavanderia oltre che cena e dormitorio.
Ma non solo: agli ospiti viene data la possibilità di accedere anche ad altre attività. Tra le quali l’aiuto nella ricerca attiva di lavoro, di laboratori di manualità, oltre che alla manodopera nella ciclofficina, una simil-officina dove si aggiustano, recuperano ed a volte ri-assemblano biciclette , oltre che poi aver possibilità di venderle.
Gli ospiti
Casa Bakhita ospita all’interno la media di diciassette utenti di varie fasce di età, sia uomini che donne e di qualsiasi nazionalità. Anche se negli ultimi anni i richiedenti Italiani sono aumentati in maniera esponenziale.
La gestione e l’accoglienza
“Abbiamo all’attivo – spiega Andrea, responsabile Casa Bakhita – nove operatori tra cui l’assistente sociale interno, un responsabile e gli educatori i quali si alternano nelle varie attività oltre che a ricoprire i vari turni, compreso quello notturno, oltre che a validi volontari i quali aiutano in cucina, pulizie e varie incombenze oltre che al rapporto interpersonale degli utenti. Da noi vengono accolte persone in emergenza sia abitativa che economica, i quali di solito vengono inviati dagli assistenti sociali del comune di residenza, sia chi è in recupero da dipendenze e non ha una solida rete famigliare d’appoggio, che invece sono mandati dal SerD. All’interno vengono accolte persone di vari comuni appartenenti all’Ulss 7. Ogni ospite ha una sua storia, non c’è un vero e proprio limite di ospitalità all’interno, anche se il nostro obbiettivo è quello di aiutarli ed accompagnarli passo passo ad una loro completa autonomia sia lavorativa che abitativa”.
Casa Bakhita ai tempi del Covid-19
“Qui in Bakhita – prosegue il responsabile – accedono, oltre che agli ospiti interni, circa altre dieci persone per il solo pranzo ed eventuale doccia e lavanderia, i quali comunque han possibilità di restarci qualche ora per una chiacchiera o partecipare a qualche attività. Purtroppo anche Casa Bakhita è stata colpita dal Covid, e ci si è dovuti adeguare oltre che reinventarci. Fortunatamente abbiamo avuto un solo caso, una persona che è stata subito completamente isolata e per nostra fortuna non ha contagiato alcun altro ospite o operatore. Ma nei fatti per quattordici giorni il servizio si è bloccato senza poter far entrare ed uscire nessuno”.
“Fin da subito, comunque – continua Andrea – abbiamo sempre adottato le massime precauzioni oltre che attuare tutti i protocolli necessari per contrastare il virus. Abbiamo dovuto anche riprogrammare alcune stanze, in particolare la camerata delle donne è stata adibita a stanza di quarantena, sia per il caso di positività, sia per eventuali nuovi ingressi, mentre loro sono state spostate in un appartamento a fianco. Per quanto riguarda coloro che accedevano per il solo pranzo doccia e lavanderia, nella prima fase non abbiamo potuto accoglierli all’interno, ma siamo riusci comunque a dare una continuità al servizio del pranzo preparando loro delle vaschette e passandogliele dal cancelletto esterno; attualmente continuando comunque con la modalità di asporto pasto, ora per gli esterni che hanno necessità di una doccia o del servizio di lavanderia l’accesso è previsto solamente su appuntamento, e una volta terminato, vengono accuratamente sanificati i locali. Sono queste persone quelle che hanno di più risentito della pandemia, dato che da un anno a questa parte non possono contare di quei momenti di convivialità anche pomeridiana”.
“Il nostro augurio e desiderio, nonché disponibilità – conclude l’operatore – è di ritornare ad una sempre più normalità e quindi poterli riaccogliere, anche se dovremmo sottostare a indicazioni di Ulss e Comune. Una parte importante e preziosa di questo periodo sono stati, e sono ancora, i nostri volontari, che malgrado non potessero accedere all’interno, per questioni di sicurezza, ci hanno comunque affiancato, gestendo tutti i servizi esterni, tra i quali il ritiro di eccedenze alimentari nei vari supermercati, o nell’accompagnare gli ospiti a visite ed appuntamenti; anche con loro c’è la speranza di farli rientrare, data anche la loro importanza di rete sociale e di creazione di iniziative per tutti gli utenti che gravitano attorno a Casa Bakhita”.
*Enrico Miloro – CGD Progetto Avatar