Arte e dintorni: Il racconto del Natale in due opere di Jacopo Bassano (esposte in Basilica Palladiana)
Due dipinti di Jacopo da Ponte detto il Bassano, al momento esposti alla mostra “La Fabbrica del Rinascimento” in Basilica Palladiana a Vicenza, ci offrono lo spunto per rievocare il racconto del Natale.
Mossero: e Betlehem, sotto l’osanna
de’ ciel ed il fiorir dell’infinito,
dormiva. E videro, ecco, una capanna.
Ed ai pastori l’accennò col dito
un angelo: una stalla umile e nera,
donde gemeva un filo di vagito.
(G. Pascoli, “La buona novella”)
Nell’Adorazione dei pastori della Galleria Borghese vediamo i pastori giunti al cospetto della Sacra famiglia. Uno, coi vestiti logori, sdraiato in primo piano, è intento a suonare una melodia rustica e vera come la loro fede semplice.
Alcuni animali gli stanno intorno, stranamente quieti, riposando le ingombranti schiene da soma. Solo un agnello curioso s’intrufola per annusare quello strano Bambino.
Nella notte Santa, anche noi siamo lì, accanto al cane accoccolato ai piedi della Vergine. Lui addormentato, noi desti, siamo vicini a tal punto che idealmente calpestiamo i drappi sparsi sul terreno. La composizione si serra attorno ai personaggi principali, ogni distanza è ridotta per includerci nella Natività.
L’ambientazione è minima: la capanna fatiscente e diroccata sembra una quinta teatrale, oltre la quale si apre il brano di paesaggio azzurrognolo verso il centro del dipinto. Il cielo, striato di cumuli chiari, conduce ad un orizzonte lontano su cui si posa la bruma liquida.
Giuseppe, figura evanescente come il suo ruolo, sbuca a sinistra, dietro alla dinamica figura della Vergine. Ammantata di rosa e velata di un candido crespo, con una torsione inusuale, la Madonna ci dà le spalle mentre scosta il lenzuolino dal Bambino per offrirlo alla vista dei nuovi convenuti. La scena, densa come un bassorilievo, predispone a una visione serena e semplice della nascita di Cristo, esaltando la bellezza del quotidiano.
Cantavano tra il fischiare
del vento per le forre,
i biondi angeli in coro.
Ed ecco Baldassarre
Gaspare e Melchiorre,
con incenso, mirra e oro.
(G. D’Annunzio, I Re Magi)
Nell’Adorazione dei Magi del Kunsthistorisches Museum di Vienna il racconto visivo si fa più ampio e disteso, celebrativo, per creare spazio all’esotico corteo dei Magi di scorrere davanti a noi, spettatori.
La capanna fatiscente s’innesta, tra rocce e travi, su una scalinata che culmina con una colonna diroccata, citazione di un paganesimo tramontato e di una classicità presente. Oltre le rovine, si allarga un paesaggio azzurro sotto un cielo chiarissimo, solcato da nuvole dense. Seduta su questo trono estemporaneo, la Madonna tiene amorevolmente il Bambino in grembo.
Elegante e allungata, la sua figura si protende per ostendere il nascituro al corteo dei Magi, che dopo lungo percorso, è finalmente giunto sulla scena. I servitori sono ancora affaccendati scaricando una botte. Un cavallo scuro sullo sfondo si contrappone a un elegante cavallo bianco, che con la sua ribelle criniera ricciuta occupa una gran parte della scena. Il Magio più giovane, mentre porge il suo dono, ostenta una corona puntuta che riecheggia gli stessi bagliori dell’oro del piatto offerto dal paggetto impettito in azzurro. Il Magio africano, con il suo turbante lattiginoso, occupa la scena in diagonale con il rosa squillante della sua tunica.
Punto focale della scena è il Magio più anziano, canuto, prostrato, che fa strisciare a terra la preziosa stola di pelliccia, e che accende il centro del quadro con il verde brillante della veste. Anche qui un’armonia fredda di colori governa l’intonazione fiabesca della scena. Ciondolano ai margini della scena due cani, fide comparse in molte tele dell’artista.
Jacopo da Ponte, detto il Bassano si conferma uno dei più grandi artisti della Scuola Veneta del Cinquecento. Dalla periferica cittadina vicentina, il pittore ha saputo ritagliarsi una fama importante, grazie al suo talento, alla capacità di aggiornarsi sulle novità stilistiche della maniera del Parmigianino e di raccogliere gli spunti lagunari dei più famosi artisti, come Tiziano e Veronese. Non manca di guardare anche alle conquiste dei “foresti” toscani come Francesco Salviati e Giorgio Vasari, o come il dalmata Andrea Schiavone, giungendo ad elaborare una maniera unica per sensibilità cromatica e sapienza tecnica.
I due dipinti, come detto, sono attualmente esposti nel percorso della mostra allestita in Basilica Palladiana a Vicenza “La Fabbrica del Rinascimento” (11 dicembre 2021 – 18 aprile 2022) alla quale dedicheremo presto una recensione.
Con i migliori auguri di salute e serenità, Buon Natale.