Un salto nella storia: sul Monte Zebio e la Val di Nos
Tra i monti dell’Altopiano dei Sette Comuni più celebri per i tragici eventi della Grande Guerra si ritrova senza dubbio il Monte Zebio. Collocato poco più a nord dell’abitato di Asiago, costituiva poco più di un secolo fa un importante caposaldo nemico. Tra le sue rocce eccelsero le ardita gesta delle Brigate Sassari e Catania, che qui subirono perdite di vite immani.
Il punto di partenza ideale per salire al Monte Zebio è la Val Giardini, che si raggiunge da Asiago superando il piccolo aeroporto a nord della città. Da qui si punta verso la grande croce di S. Antonio posta sul dosso del Pultareche, ottimo punto panoramico su Asiago, il vicino Monte Katz e la Val Maddarello.
Seguendo la Strada Plotabeck, forestale che cavalca la linea di displuvio della dorsale, si entra all’interno di una pecceta in costante e leggera salita. All’interno del bosco si possono notare alcune postazioni di guerra realizzate tra la roccia.
Più in alto il bosco si fa più luminoso per la comparsa del faggio; la mulattiera che si percorre appare ancora in ottimo stato: il fondo lastricato in pietra ha sopportato egregiamente il passare degli anni.
Giunti ormai al diradarsi del manto boschivo si incontrano prima dei resti di baraccamenti e poco dopo il Cimitero della Brigata Sassari, dedicato ai soldati del 151° e 152° Reggimento fanteria caduti tra il 1916 e il 1917 e recentemente restaurato. Nei pressi si può anche osservare e percorrere un tratto di trincea che riproduce quelle realizzate durante la Grande Guerra.
Non molto lontano da qui si trova il Rifugio Stalder, dove si può sostare in tranquillità.
Ripreso il cammino si supera la conca nei pressi della Cima Scalambron, si intercetta un’altra mulattiera e si sale alla vicina Mina di Scalambron, dove perì l’intera Brigata Catania e in seguito fu istituita una Zona Sacra. Qui, tra blocchi di roccia, si ammira il panorama che spazia dalle Melette di Gallio, ad Asiago, fino alle Piccole Dolomiti.
Non manca ancora molto alla tozza cima del Monte Zebio, a quota 1717m s.l.m., che si raggiunge in dieci minuti.
Dal punto più elevato dell’escursione si scende verso la sottostante Malga Zebio, utilizzata per l’alpeggio durante l’estate, puntando alla Crocetta di Zebio, sperone roccioso all’interno del quale gli austroungarici ricavarono un forte. Da Malga Zebio si segue quindi la facile strada forestale che scende lungamente verso la Curva delle Saline e lo Scoglio Bianco, così chiamato per la fascia di roccia calcarea che si eleva in questa località. Si prosegue verso nord fino a località Tabela, quindi si scende ancora calando nella Val di Nos.
Questa stretta e silenziosa valle è percorsa da una strada forestale che a volte d’inverno viene battuta meccanicamente e vi si può quindi praticare lo sci di fondo o anche camminare più agevolmente. La valle ha un andamento piuttosto rettilineo e cala dolcemente fino alle porte di Gallio, restando sempre all’interno del bosco. Alcuni punti caratteristici sono il Giaron Val di Nos, i resti di una frana, e il Passo Stretto. Poco sotto si trova un’area ricreativi con alcuni spiazzi erbosi e un piacevole percorso didattico legato alla gestione forestale e all’ecosistema forestale.
Da qui si ritorna alla Val Giardini scavalcando un dosso e seguendo una strada forestale che riconduce al punto di partenza dell’itinerario. Il dislivello contenuto e la facilità della viabilità percorsa ne fanno un percorso adatto a tutti, inoltre le vicende belliche che qui sono accadute ne fanno un’escursione meritevole di interesse.