Caporalato alle Fonti di Posina, l’azienda: “Siamo estranei”. Cisl: “Chi subisce si rivolga ai sindacati”
“Fonti di Posina si dichiara completamente estranea alle accuse di sfruttamento di alcuni lavoratori dipendenti di una cooperativa che operava all’interno del suo stabilimento”. Lo afferma una nota aziendale, diffusa nel pomeriggio di mercoledì 12 gennaio, dopo la notizia-shock dell’inchiesta (con indagini durate due anni) della guardia di finanza di Schio, che ha portato ad indagare sette persone e ad interdire a presidente del consiglio di amministrazione, capo stabilimento e responsabile del magazzino l’attività in azienda per un anno.
“L’azienda opera da sempre nel pieno rispetto delle regole e tutela in primis i diritti dei lavoratori”: è questa la ferma risposta dell’azienda, aggiungendo che “Fonti di Posina e il suo personale si dichiarano assolutamente estranei alle accuse presentate”.
“Le responsabilità devono ancora essere accertate – continua il comunicato – e la società, con i propri dipendenti, prende fermamente le distanze affermando con decisione di non essere mai stata a conoscenza delle condizioni a cui gli impiegati della cooperativa sarebbero stati sottoposti, né tanto meno delle condotte poste in essere dal presunto caporale dipendente della cooperativa stessa. La società si è correttamente prestata a corrispondere quanto dovuto alla cooperativa in base al lavoro affidatole e svolto, senza inserirsi minimamente nella selezione, nell’organizzazione e nella gestione dei lavoratori. Il presidente del C.d.A. e i due dipendenti, che si specifica non essere dirigenti, che sono stati interessati dall’interdizione valuteranno, presa visione degli atti, l’opportunità di presentare impugnazione avverso il provvedimento.
L’inchiesta intanto suscita le prime reazioni nel mondo sindacale e politico. Fai-Cisl, la Federazione dei lavoratori del settore agricolo, alimentare, ambientale e agroindustriale di Cisl, esprime “profonda indignazione”: “Nell’azienda coinvolta non ci sono nostri delegati o iscritti – precisa il segretario provinciale di categoria Maurizio De Zorzi -, ma ci mettiamo fin da subito a disposizione di tutti i lavoratori coinvolti in questa o anche in altre situazioni simili, per fornire loro tutta l’assistenza necessaria a tutelare non solo la loro posizione di lavoro, ma anche i loro diritti più elementari e la loro dignità di persone. In generale invitiamo i lavoratori che si trovano a subire o anche solo ad essere informati su fenomeni di questo tipo a rivolgersi alle organizzazioni sindacali e alle forze dell’ordine”.
Proprio sull’importanza di rompere la cortina di silenzio che spesso cela queste situazioni di grave sfruttamento, in dicembre l’organizzazione sindacale aveva lanciato la campagna di sensibilizzazione “SOS Caporalato”, con il patrocinio della Regione Veneto: “Abbiamo attivato un numero verde gratuito, l’800.199.100 – ricorda De Zorzi – proprio per dare risposte ai lavoratori che hanno bisogno di informazioni e per raccogliere segnalazioni relative a situazioni di sfruttamento e illegalità, come l’arruolamento di manodopera con metodi ricattatori fino a veri e propri casi di schiavitù. Proprio presentando la campagna, lo scorso dicembre, avevamo lanciato l’allarme, ricordando che il caporalato non è, come qualcuno vorrebbe pensare, solo un fenomeno legato al sud e all’agricoltura, ma è presente anche nel nostro territorio, anche nel settore manifatturiero. Certo parliamo di casi isolati, ma sui quali occorre vigilare e intervenire con fermezza. Invitiamo tutti i lavoratori vittime di abusi a non avere paura e a farsi avanti”. Il numero verde è attivo dal lunedì al giovedì dalle ore 10 alle 17 e il venerdì dalle 10 alle 13.
“È sconcertante pensare che in un tessuto sociale ed economico come il nostro possano esistere queste situazioni – sottolinea il segretario provinciale Cisl Raffale Consiglio -, condizioni di vera e propria schiavitù che se confermate devono essere fermate e punite con il massimo rigore. Anche per questo la campagna di sensibilizzazione e denuncia che sta conducendo Fai Cisl deve avere il massimo sostegno di tutto il sindacato e di tutta la società civile”.
Presa di posizione pesante anche da parte di Rifondazione Comunista. “Ancora una volta le cronache mostrano la miseria e lo sfruttamento diffuso nel Veneto Felix di Luca Zaia. Dopo le ben note vicende di Grafica Veneta della Fincantieri di Marghera, un’altra realtà della magnificata imprenditoria Veneta mostra la faccio diffusa dello sfruttamento e del caporalato. Non accade per caso, non sono eccezioni in una realtà altrimenti virtuosa, sono la manifestazione della logica dominante dello sfruttamento, della condizione di precarietà diffusa e crescente nel mondo del lavoro. La stessa che ci porta quasi quotidianamente nella cronaca la catena insostenibile delle morti sul lavoro. C’è una sola possibilità che ci è data per uscire da questa situazione inaccettabile: rispondere con la mobilitazione e la lotta. Ancora una volta come rifondazione comunista faremo la nostra parte. Rompere la gabbia della precarietà. Abrogare la Bossi Fini e il job act” conclude il segretario regione del Prc Paolo Benvegnù.