Il Pnrr spinge le energie rinnovabili. Lorenzoni: “Veneto ad emissioni zero entro il 2050″
L’obiettivo è chiaro e delineato. C’è un’estrema necessità di ridurre drasticamente le emissioni fino ad azzerarle entro il 2050. Se da una parte il settore automotive è già a a buon punto, prevedendo la scomparsa dei motori a combustione entro il 2035, dall’altra c’è l’impegno anche da parte delle aziende di percorrere la stessa strada. A dare una mano, o una spinta se vogliamo, è il Pnrr il Piano nazionale di ripartenza e resilienza che mette sul piatto 87 miliardi di euro da investire sulla produzione di energie alternative. A favore dell’azzeramento anche il docente dell’Università di Padova Arturo Loenzoni.
“Nel 2019 uno studio redatto dal Centro Studi Levi Cases dell’Università di Padova a cui ho contribuito, in veste di professore di Economia dell’energia nel medesimo Ateneo, proponeva uno scenario per il Veneto al 2050 con ‘la totalità dei consumi energetici soddisfatti con fonti rinnovabili di energia’. Oggi, con la disponibilità dei fondi del PNRR quello studio assume nuova attualità, perché indica le azioni necessarie coerenti con l’obiettivo della neutralità climatica entro il 2050, sancito dall’Unione Europea”. Così il portavoce dell’opposizione Arturo Lorenzoni, in Consiglio regionale del Veneto.
“Il PNRR – precisa il consigliere Lorenzoni – prevede che il 37 per cento dei 235 miliardi a disposizione per l’Italia, ovvero circa 87 miliardi, venga investito proprio per le ‘emissioni zero’. È indispensabile, però, concentrare gli investimenti in azioni che abbiano basso profilo di rischio e capaci di attivare l’economia del territorio. In questo senso, a parte le attività di ricerca, tre sono le aree prioritarie: l’introduzione accelerata dei veicoli elettrici a partire dalle flotte pubbliche; la riqualificazione sistematica degli edifici per renderli neutrali dal punto di vista delle emissioni carboniche; un piano di investimenti nel fotovoltaico di grande portata, anche a terra, con regole chiare”.
“Agendo in questi ambiti ben individuati – prosegue Lorenzoni – è possibile ottenere un uso buono, secondo la terminologia del Presidente del Consiglio Mario Draghi, del debito che ci è concesso offrendo risposte efficaci senza disperdere le risorse in investimenti con alto profilo di rischio. Distogliere le risorse verso iniziative incerte tecnologicamente o che hanno tempi di realizzazione superiori ad un decennio, come il caso del nucleare, rischia di disperdere i fondi senza risultati concreti né dal punto di vista ambientale, né da quello economico. Tuttavia, per fare questo serve un indirizzo forte, progetti pronti e condivisione degli obiettivi. Inutile negare, che c’è competizione tra le aree geografiche; il Veneto deve essere pronto alla prossima uscita dei bandi. Uno sforzo importante, ma alla portata della nostra Regione soprattutto perché consente di sostituire una spesa netta, quella delle importazioni di gas oggi onerosissime, con lavoro e investimenti fatti dai cittadini e dalle imprese locali. Un approccio attendista, peraltro, non porterebbe a nulla. La svolta energetica è un’opportunità per la competitività della nostra economia – conclude Arturo Lorenzoni – oltre che l’unica via per il contenimento e l’adattamento al cambiamento climatico in atto”.