Guerra in Ucraina, l’offensiva russa si allarga a città mai toccate prima. L’Ue chiede corridoi umanitari sicuri
L’Ucraina si sveglia con nuovi bombardamenti russi nell’ovest e nell’est del Paese. I media locali riportano di raid aerei ed esplosioni a Lutsk e a Dnipro, città dell’entroterra situata sul fiume Dnepr. Stando a quanto si apprende, nel primo caso l’obiettivo era l’aeroporto mentre nel secondo gli abitanti della zona. I servizi di emergenza hanno fatto sapere che gli attacchi aerei di Mosca hanno colpito in particolare un condominio, una fabbrica di scarpe e un asilo. L’offensiva si allarga a città mai toccate prima d’ora. Missili sono stati lanciati anche contro Ivano-Frankovsk, località nel sud-ovest dell’Ucraina. E le milizie filorusse del Donbass hanno rivendicato di avere conquistato Volnovakha, cittadina strategica a nord della città assediata di Mariupol.
L’istituto di fisica e tecnologia di Kharkiv, sede di un reattore nucleare sperimentale, è stato colpito in un raid russo. L’Ispettorato statale per la regolamentazione nucleare dell’Ucraina ha annunciato che la struttura è stata colpita, danneggiando l’esterno e forse numerosi laboratori in tutto l’edificio. Se rispetterà gli accordi, la Russia oggi dovrebbe aprire i corridoi umanitari controllati dallo stesso Cremlino. Ma intanto il presidente ucraino Zelensky accusa le forze armate russe di avere violato il cessate il fuoco per consentire l’evacuazione dei civili nei pressi di Mariupol e dunque definisce la Russia uno “Stato terrorista”.
Sul punto interviene con fermezza l’Unione europea che chiede a Mosca di “consentire passaggi sicuri”. “La Russia deve garantire un accesso umanitario sicuro e senza ostacoli alle vittime e agli sfollati interni in Ucraina e consentire un passaggio sicuro ai civili che vogliono andarsene”, si legge nella dichiarazione dei leader europei redatta alla fine del vertice di Versailles. Fino a questo momento, sono oltre 2,3 milioni le persone che sono fuggite dalle aree del conflitto. Di questi, centinaia di migliaia sono bambini. Per tendere una mano a Kiev gli Stati Uniti hanno stanziato aiuti per 13,6 miliardi di dollari.
Ieri intanto il vertice in Turchia tra i ministri degli Esteri russo e ucraino Lavrov e Kuleba è stato un buco nell’acqua. L’appuntamento è stata la sede per l’ennesimo scambio di accuse che non ha lasciato spazio ad alcuna tregua. Mosca e Kiev fanno comunque sapere di essere pronte a continuare il dialogo. E così il forum della diplomazia di Antalya va avanti oggi con il ministro italiano Luigi Di Maio. Anche la Cina esprime timori e chiede la via diplomatica: “Lavoreremo con la comunità internazionale per evitare un’ulteriore escalation”. Mentre Lukashenko partirà oggi dalla Bielorussia per raggiungere Mosca e incontrare Putin.
Nel frattempo oggi si tiene nella capitale francese la seconda e ultima giornata del vertice dei leader europei che hanno deciso di inasprire le sanzioni contro Russia e Bielorussia e di sostenere Kiev nel suo percorso europeo. “Lodiamo il popolo ucraino per il coraggio dimostrato nel difendere il proprio paese ei nostri valori condivisi di libertà e democrazia. Non li lasceremo soli. Continueremo a fornire sostegno politico, finanziario, materiale e umanitario coordinato”, si legge nella dichiarazione dei leader Ue. “Ci impegniamo a fornire sostegno per la ricostruzione di un’Ucraina democratica una volta cessato l’assalto russo. Siamo determinati ad aumentare ulteriormente la nostra pressione su Russia e Bielorussia. Abbiamo adottato sanzioni significative e restiamo pronti a procedere rapidamente con ulteriori sanzioni”.
Altra richiesta uscita dal vertice europeo è la pretesa di ottenere garanzie da parte di Mosca rispetto alla sicurezza e alla protezione degli impianti nucleari ucraini: “Chiediamo che la Russia cessi la sua azione militare e ritiri tutte le forze e l’equipaggiamento militare dall’intero territorio dell’Ucraina immediatamente e incondizionatamente – scandiscono i leader europei – e rispetti pienamente l’integrità territoriale, la sovranità e l’indipendenza dell’Ucraina all’interno dei suoi confini internazionalmente riconosciuti”.