Caro carburante, ancora attesa per il taglio di 25 centesimi al litro. Confindustria: “Insoddisfazione e preoccupazione”
Il Consiglio dei ministri ha approvato il decreto con i provvedimenti per fronteggiare l’impatto della guerra in Ucraina. Misure per 4,4 miliardi di euro, fondi da tassazione su una parte degli extra profitti che i produttori stanno facendo grazie all’aumento dei costi delle materie prime. Taglio dell’accisa per benzina, gasolio e Gpl. Il taglio finale è di 25 centesimi al litro, ma per vedere i prezzi del carburante scendere sotto i 2 euro bisogna ancora aspettare il giorno successivo alla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del decreto.
Il “taglio” durerà sino a fino aprile e colpirà il tributo fisso (l’accisa) che pesa sui carburanti. Intanto Assopetrolio e Assoenergia sostengono che la riduzione della tassa rischia di creare loro un danno, perché sui carburanti immagazzinati hanno già versato il balzello e quindi ci perderanno quando lo sconto sarà operativo. La richiesta è quella di indennizzi, con la minaccia della mobilitazione. Il provvedimento di Palazzo Chigi sarà infatti finanziato in gran parte con un prelievo del 10% a carico delle compagnie energetiche, che, coi rialzi straordinari dei costi del gas e dell’elettricità, avrebbero accumulato profitti extra. Questo contributo è criticato dagli industriali perché non andrebbe a colpire i guadagni in senso stretto: potrebbe essere considerato illegittimo, col rischio di essere giudicato incostituzionale.
I presidenti di Confindustria Lombardia, Veneto, Emilia Romagna e Piemonte, a seguito delle misure approvate dal Cdm per arginare il caro energia, esprimono profonda insoddisfazione e preoccupazione. “Pur nella consapevolezza che l’intero sistema industriale italiano è a rischio paralisi tra aumenti delle materie prime, difficoltà di approvvigionamento delle forniture e costo dell’energia – sottolineano -, nel decreto manca la determinazione di cui c’è assoluto bisogno in periodi eccezionali come quelli che stiamo vivendo”.
La preoccupazione è forte tra le imprese del Nord, secondo le quali occorre “Intervenire immediatamente, con ogni misura possibile e sostenibile, per compensare l’aumento dei costi dell’energia, anche attraverso un price-cap/tetto sui prezzi, e gli effetti delle sanzioni legate alla guerra per i settori o le imprese direttamente colpite. L’Italia e la sua industria stanno pagando il prezzo più alto d’Europa”.
“La trasparenza del mercato energetico, evidenziano i presidenti di Confindustria Lombardia, Veneto, Emilia Romagna e Piemonte, deve poter permettere di legare al costo delle forniture il prezzo al cliente, non ai valori oscillatori delle speculazioni quotidiane. Anche il sistema fiscale che grava sui prodotti energetici va reso lineare, chiaro e trasparente. Non è possibile che le imposte raddoppino il costo del carburante e siano la sommatoria di accise accumulate nei decenni. La scelta di intervenire con sconti e ristori temporanei limitati nel tempo e negli impatti, poi, è in contrasto con le previsioni, anche quelle meno pessimistiche, di alti livelli dei prezzi sui mercati energetici prolungati nel tempo. Sono poi irricevibili, causa insostenibilità, le ipotesi o gli scenari di riduzione teorici dei consumi energetici dell’industria”.
Intanto prosegue l’indagine della Procura di Roma avviata nei giorni scorsi in merito all’aumento del prezzo della benzina, del gas e dell’energia elettrica. I pm di piazzale Clodio hanno individuato il reato di “manovre speculative su merci,” fattispecie prevista dall’articolo 501 bis del codice penale. Il fascicolo resta, invece, ancora contro ignoti. I pm hanno delegato le indagini alla guardia di finanza che ha già avviato i primi accertamenti.