Pamela Mastropietro, fatali due coltellate le hanno tolto la vita: spunta la pista delitto rituale
Pamela Mastropietro, la diciottenne romana che il 29 gennaio si era allontanata da una comunità di recupero, prima di essere tagliata a pezzi, è stata uccisa da un gruppo di persone. La conferma arriva dall’esito dell’esame istologico, consegnato ieri pomeriggio da medico legale Mariano Cingolani al procuratore capo di Macerata Giovanni Giorgio.
Dopo i fendenti il cadavere è stato smembrato in modo scientifico, come seguendo un rituale, in un appartamento di via Spalato 124 a Macerata.
“In questa vicenda molte cose non tornano”, dice a Il Messaggero l’avvocato Gianfranco Borgani, che difende Desmond Lucky (uno dei tre nigeriani fermati per l’omicidio). “La dissezione – sottolinea – è stata fatta da una persona esperta, la pulizia della casa e del corpo è molto accurata, perché allora lasciare a vista il trolley con i resti del corpo? Perché non gettarli sotto un ponte?”.
“Forse siamo di fronte a una sorta di rito, dietro c’è qualcuno il cui nome non è ancora emerso, una persona pericolosa per gli indagati, magari hanno paura anche di ritorsioni verso i parenti in Nigeria e per questo non parlano”, aggiunge il legale. In Nigeria, specie nel sud, sono praticati rapimenti e delitti per smembrare e vendere parti di arti o organi.
L’istologico eseguito dal professor Mariani prova inoltre quanto già ipotizzato nel corso della seconda autopsia: la ragazza era ancora viva quando è stata colpita dai fendenti. Per quanto concerne invece il sospetto che la giovane abbia assunto droga, occorre attendere i risultati dei test tossicologici, per i quali occorre più tempo. Da verificare ancora, inoltre, l’ipotesi di violenza sessuale.
Intanto si allarga il numero degli indagati. Oltre ai tre spacciatori nigeriani arrestati, un loro connazionale ha ricevuto un avviso di garanzia per concorso in omicidio, vilipendio, distruzione, soppressione e occultamento di cadavere. Si tratta di un uomo di 39 anni, difeso dall’avvocato Paolo Cognini, che ha avuto contatti telefonici con gli arrestati il pomeriggio del 30 gennaio. In particolare con Innocent Oseghale, 29 anni, bloccato poco dopo il ritrovamento del cadavere. Ma secondo i carabinieri e la procura di Macerata l’uomo non dovrebbe essere coinvolto nel delitto: è stato indagato a sua garanzia e per escludere la sua colpevolezza. Contro di lui infatti non esistono le prove che sono state contestate a Oseghale e Desmond Lucky, 22 anni, e Lucky Awelima, 27, in stato di fermo da sabato. Dall’esame delle celle telefoniche emerge la presenza dei tre arrestati, tra le 12 e le 19 del 30 gennaio, nella casa di Innocent Oseghale dove sono avvenuti l’omicidio e lo scempio dei resti di Pamela. Mentre il telefonino del quarto indagato non risulta agganciare quella cella.