Ucraina, ancora bombe a Kiev nonostante gli spiragli di negoziato
Il conflitto russo-ucraino arriva al trentacinquesimo giorno e nonostante gli spiragli di negoziati emersi ieri a Istanbul e l’annuncio di Mosca della disponibilità ad una riduzione delle ostilità sono continuati nella notte i raid russi nei dintorni della capitale ucraina Kiev e sia l’esercito ucraino che il Pentagono ritengono che Mosca non abbia messo in atto alcun ritiro ma un “ingannevole” riposizionamento di truppe, con duemila soldati russi spostati in Ucraina dalla Georgia. Lo riferisce una corrispondente della Bbc, secondo la quale la giornata è iniziata con il suono delle sirene anti-aeree, seguito da forti esplosioni provenienti dai sobborghi della città che si sono sentiti anche nel centro della capitale.
Non migliorano i rapporti tra Usa e Russia. Il dipartimento di Stato diffonde un nuovo avviso agli americani, invitati a lasciare ‘immediatamente’ il Paese o a non recarvisi perché potrebbero essere ‘trattenuti’ in ragione del conflitto in corso in Ucraina. La Casa bianca esclude che un incontro tra i presidenti americano Joe Biden e russo Vladimir Putin possa essere messo in agenda prima di una “significativa de-escalation militare” che di fatto ancora non si vede.
Il presidente Zelensky parla di “segnali positivi” dai negoziati ma precisa: “non vediamo alcun motivo per fidarci delle parole di alcuni rappresentanti di uno Stato che continua a combattere per la nostra distruzione. Gli ucraini non sono persone ingenue”. Poi ribadisce che “non ci possono essere compromessi sulla nostra integrità territoriale”.
Scoppia intanto il nodo alimentare, con la Russia accusata dalla vice segretaria di Stato Usa Wendy Sherman in una riunione del Consiglio di Sicurezza Onu di aver provocato una “crisi alimentare mondiale” e di far correre il rischio di una carestia in vari Paesi scatenando una guerra contro l’Ucraina, considerata il “granaio d’Europa”.
“I prezzi dei generi alimentari – dice – stanno già salendo alle stelle nei Paesi a basso e medio reddito poiché la Russia soffoca le esportazioni ucraine. In tutto il Medio Oriente e l’Africa, i prezzi già elevati delle materie prime di base, compreso il grano, sono aumentati tra il 20% e il 50% quest’anno”. Sherman si è poi detta particolarmente preoccupata per paesi come Libano, Pakistan, Libia, Tunisia, Yemen e Marocco per la loro forte dipendenza dalle importazioni ucraine per nutrire le loro popolazioni.
Mosca respinge le accuse, considerando le parole della Sherman “parte della guerra dell’informazione di Washington contro la Russia”. Ma la vice segretaria di Stato Usa ribatte denunciando che i russi stanno bloccando 94 navi alimentari civili nella regione del Mar Nero e hanno bombardato tre navi che trasportano merci, soprattutto agricole, dai porti del Mar Nero in tutto il mondo. La vicenda ucraina torna a pesare anche nella politica interna americana, con Donald Trump che ha chiesto a Putin di rivelare ogni informazione in suo possesso su eventuali irregolarità riguardanti il figlio di Biden, Hunter.