Dj Fabo, il processo a Cappato finisce alla Consulta
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ll processo a Marco Cappato, che si era autoaccusato dell’aiuto al suicidio per dj Fabo, lascia Milano e si trasferisce alla Consulta. Non c’è stata dunque l’assoluzione per il leader radicale, ma neanche la condanna. Il tribunale ha deciso che la materia merita l’analisi della Corte Costituzionale.
Cappato è stato assolto, invece, dall’altro reato di cui era accusato, ovvero di aver rafforzato il proposito suicidiario di dj Fabo. All’individuo va “riconosciuta la libertà” di decidere “come e quando morire” in forza di principi costituzionali, si legge in un passaggio dell’ordinanza della Corte d’Assise di Milano. Per i giudici, in sostanza, Cappato non ha rafforzato il proposito di Fabo di morire e la parte della norma che punisce l’agevolazione al suicidio senza influenza sulla volontà dell’altra persona è costituzionalmente illegittima.
“Voglio dire grazie alla scelta di Fabiano per quello che ha fatto e che clandestinamente fanno molte persone ogni anno – è il commento dell’imputato – E’ ora che la politica agisca, aiutare Fabo a morire era un mio dovere”.
“È una vittoria non solo per Fabo, ma per tutti”. Così invece Valeria Imbrogno, la fidanzata di Fabiano Antoniani, ha commentato la decisione della Corte d’Assise di Milano. La donna dopo la lettura dell’ordinanza ha abbracciato l’esponente radicale, e ha ringraziato quanti hanno “lavorato duramente e profondamente in questi mesi”.