Messico. Tre italiani scomparsi. Nessuna notizia dal 31 gennaio
“Ad oggi non è pervenuta nessuna richiesta di riscatto – fanno sapere i familiari in un comunicato – chiediamo la massima diffusione della notizia e delle foto segnaletiche”. Raffaele Russo si trovava in Messico da tempo: era a Tecaltitlan, città dello stato di Jalisco, dove vendeva in strada prodotti acquistati a Napoli da commercianti cinesi. Antonio e Vincenzo, invece, erano arrivati soltanto cinque giorni prima della sparizione, anche loro per lavorare.
Il primo a scomparire è stato il 60enne, il 31 gennaio alle 15. In Messico ci sono anche altri due figli di Raffaele, Francesco e Daniele. I due hanno contattato Antonio e Vincenzo chiedendo loro di andare a cercare il padre – hanno raccontato i figli una volta rientrati in Italia per raccontare l’accaduto -. Antonio e Vincenzo sono quindi andati a cercarlo partendo dal punto nel quale il gps dell’auto noleggiata dal sessantenne segnava la sua ultima posizione. “Quando sono arrivati, non hanno trovato né la macchina né mio padre. Hanno chiesto alla gente, ma nessuno aveva visto nulla”.
I due ragazzi, sempre secondo il racconto dei familiari, a quel punto si sarebbero fermati a fare benzina in un distributore. E lì sarebbero stati avvicinati da diversi poliziotti a bordo di due moto e un auto, che hanno intimato loro di seguirli. “Antonio è riuscito a mandarmi una serie di messaggi – dice ancora Daniele – ma ad un certo punto anche i loro telefoni sono risultati spenti”. Daniele e il fratello sono tornati così in albergo, a Ciudad Guzman e hanno cominciato a contattare la polizia di Tecaltitlan. “In un primo momento – sostiene Daniele – ci hanno detto che Antonio e Vincenzo erano stati arrestati e stavano andando all’ufficio, mentre di Raffaele non sapevano nulla. Ma durante una seconda telefonata questa versione è stata negata dalle autorità messicane”.
Nessuno di loro ha avuto problemi in passato con la giustizia, affermano i familiari, né hanno mai avuto rapporti con narcotrafficanti. Una cugina però ammette l’ipotesi rapimento, sottolineando che anche ad altri loro conoscenti è capitata una storia simile in passato: “Funziona così, ti rapiscono e poi chiedono il riscatto. Ma finora nessuno si è fatto sentire”. “E’ già capitato ad altre persone del nostro quartiere – conferma Daniele – speriamo che vogliano solo il riscatto e ci ridiano i nostri cari”.