Nulla osta concesso per il funerale della 53enne uccisa da fendenti di coltello nella casa comune
Si terrà lunedì a Zanè, il paese d’origine dove aveva vissuto prima di venire affidata a una struttura di accoglienza e di reinserimento sociale, il funerale di Maria Cristina Cavedon, la donna di 53 anni uccisa a fendenti di coltello da cucina da una delle due coinquiline con cui condivideva un appartamento sito nel comune di Marostica. Il tragico evento si è consumato domenica 24 aprile in uno stabile di via Maestri del Lavoro.
I parenti della sfortunata vittima hanno potuto disporre da ieri della salma della congiunta, affidata ad un servizio di pompe funebri in preparazione al rito di commiato, programmato per lunedì 2 maggio alle 15 nella chiesa dell’Immacolata alle “Campagne”. Domenica alle 18.30 ci sarà invece la veglia di preghiera. Il nulla osta alla sepoltura è stato concesso dalla Procura di Vicenza a distanza di 4 giorni dal dramma sfociato nell‘assassinio della 53enne, avvenuto nella casa sociale gestita – per conto dell’Ulss 7 Pedemontana – dalla cooperativa “Un segno di pace”.
Maria Cristina lascia un fratello, Stefano Cavedon, e altri parenti vicini che la seguivano in un percorso di cura e supporto psicologico che l’aveva portata ad essere ospitata nel centro di assistenza per persone con alle spalle difficoltà di natura psichiatrica in condizioni di relativa autosufficienza, in vista di un pieno reinserimento alla vita attiva e autonoma. Visite periodiche da parte degli operatori dell’Ulss 7 – l’ultima poche ore prima del dramma consumatosi poco dopo il mezzogiorno di domenica – supervisionavano la convivenza tra le tre ospiti presenti nell’alloggio e le loro necessità, senza rilevare anomalie o situazioni di contrasto, come specificato dopo l’omicidio da una nota della stessa azienda sanitaria.
Sul fronte delle indagini, appare definito il quadro dell’orrore che si è consumato in pochi secondi, in seguito a raptus omicida da parte di Lisa Paiaro Bernato. Lei stessa, veneziana d’origine quasi coetanea della vittima – ha 54 anni -, dopo aver posato la lama insanguinata avrebbe composto il numero di alcuni parenti e poi dei carabinieri, confessando cosa aveva fatto, attendendoli poi nell’alloggio teatro del dramma. Sembra che le due donne vivessero insieme da ormai due anni, senza alcuna segnalazione di episodi di violenza fisica o verbale in precedenza, esiti oggetto di approfondimenti e riscontri da parte dei carabinieri. Ripetuti fendenti alla gola e al torace avrebbero provocato la morte di Maria Cristina Cavedon per probabile dissanguamento. Sulla salma è stata effettuata l’autopsia.
La donna accusata di omicidio si trova da domenica sera in una cella del carcere di Montorio Veronese, ed è stata interrogata nei giorni successivi al fatto. La terza inquilina ospite della struttura, invece, in quelle ore non era presente, rientrata per la domenica da trascorrere in famiglia, come è stato appurato. Futili motivi, forse dopo un litigio, sarebbero all’origine dell’assassinio, maturato in contesto al momento da definire in funzione dell’attribuzione delle responsabilità, tenendo conto di disagi e problemi di salute pregressi. Intanto, però, mentre investigatori e giudici sono impegnati su questo fronte, da Marostica a Zanè si avvicina il momento del silenzio dovuto alla memoria di una donna fragile uccisa senza poter opporre alcuna difesa.