Embraco, Calenda: “Combattiamo per salvare i posti di lavoro”
Mancano poco meno di 2 settimane dalle elezioni del 4 marzo ed è esploso il caso Embraco. L’azienda produttrice di compressori per frigoriferi controllata dall’americana Whirlpool infatti ha rifiutato ogni trattativa e ha deciso di proseguire sulla strada dei licenziamenti. “Decisione inaccettabile. Le loro motivazioni dimostrano una mancanza di attenzione al valore delle persone e alla responsabilità sociale dell’impresa” ha commentato il ministro Carlo Calenda.
Sulla vertenza Embraco, dopo lo stop della trattativa dovuto al rifiuto dell’azienda di bloccare le procedure di licenziamento “nel frattempo, attiviamo urgentemente un lavoro con Invitalia per cercare di trovare un percorso di reindustrializzazione a questo punto in tempi molto più brevi perché abbiamo poco più di un mese per chiudere tutto quanto”, ha aggiunto il ministro Calenda.
Il ministro sottolinea di aver sentito i legali dell’azienda insieme al Presidente della Regione Sergio Chiamparino offrendo loro “sostegno per avviare la cassa integrazione. L’azienda ci ha risposto negativamente – riferisce Calenda – non si capisce questo atteggiamento perché la differenza tra la loro proposta e la nostra non è materiale se non fosse che con la cassa integrazione si consente un percorso di reindustrializzazione in continuità e questo è molto importante perché ci sono imprenditori interessati”.
“La multinazionale – riferisce ancora il ministro – ci ha detto che devono licenziare ora perché hanno un problema con la Borsa, cosa che non mi era mai capitato di sentire. Ne prendiamo atto e agiremo di conseguenza”.
Calenda oggi vedrà la commissaria europea alla Concorrenza Margrethe Vestager a cui chiederà di “verificare che non ci siano stati aiuti di Stato alla Slovacchia per le aziende di Honeywell ed Embraco e trovare un modo per correggere quella che e’ una stortura”. “Quando c’e’ un Paese che offre un pacchetto di finanziamenti localizzativo anche conforme agli aiuti di Stato, ma che beneficia di condizioni piu’ favorevoli, io devo essere in grado di operare al di fuori degli aiuti di Stato e offrire le medesime condizioni, ma voglio capire il perimetro entro cui posso dare applicazione pratica di questa misura” ha spiegato.
Il ministro dello Sviluppo Economico, Carlo Calenda poi lancia la sua proposta: un fondo per evitare le fughe all’estero delle aziende, che prevenga le delocalizzazioni e “metta pacchetti che vadano oltre la normativa sugli aiuti di stato per chi vuole andare a produrre altrove in Europa in condizioni di vantaggio legate al diverso grado di sviluppo dei Paesi”.
Intanto i lavoratori scioperano: un operaio dell’Embraco, Daniele Simoni, da 25 anni operaio presso Riva di Chieri, si incatenato ai cancelli della fabbrica. “Non voglio mollare, la mia fabbrica che mi ha dato da mangiare per 25 anni, finché c’è uno spiraglio non mollerò”, ha spiegato l’uomo.