Scontri al confine Turchia-Siria. Almeno 250 morti e 1000 feriti
Tensione alle stelle al confine Siria-Turchia. E’ di almeno 250 morti e 1000 feriti il bilancio di 48 ore di bombardamenti sul Ghouta orientale. A dirlo l’Osservatorio siriano innalzando il precedente bilancio. Molte delle vittime sono civili, di cui 57 bambini o adolescenti. Da due giorni l’esercito Bashar al Assad sta sferrando pesanti bombardamenti per contrastare la Turchia. Gli Stati Uniti sono profondamente preoccupati per l’aumento delle violenze alla periferia di Damasco.
Quello di lunedì è stato “uno dei peggiori giorni della storia dell’attuale crisi“, ha dichiarato all’Afp un medico di Ghouta. L’Unicef parla di “bagno di sangue” e diffonde un comunicato in bianco a indicare che, per tanto orrore, non ci sono parole. I racconti dei testimoni sono scioccanti. Centinaia di feriti stanno affollando gli ospedali di fortuna nella zona. Per mancanza di spazio i feriti vengono trattati sul pavimento. Secondo il quotidiano siriano Al-Watan, vicino al regime, gli attacchi aerei mirati “sono un preludio alla grande operazione (via terra) che può iniziare in qualsiasi momento”.
Le milizie siriane sono entrate nell’enclave curda di Ghouta, alle porte di Damasco, in appoggio ai combattenti dell’Ypg per respingere l’avanzata turca. Secondo la tv di Damasco, caccia turchi hanno bombardato la strada e il valico usato dalle forze filo-siriane. Dopo l’intesa tra Assad e i miliziani curdi, Ankara ha minacciato di intervenire contro quelli che considera ribelli, legati al Pkk dichiarato fuorilegge nel 1984.
Erdogan aveva già avvertito il suo omologo russo Vladimir Putin che qualsiasi sostegno dal regime siriano all’Ypg, “avrà delle conseguenze”. E l’assedio annunciato rientra nella strategia preventiva di Ankara. “Nei prossimi giorni il centro di Afrin sarà rapidamente circondato, il sostegno alla città e alla regione dall’esterno sara’ interrotto e il gruppo terroristico (Ypg) non avrà più l’opportunità di negoziare con nessuno”, ha annunciato il presidente turco.
Mosca è invece alleata alla Siria e teme una presenza turca nel paese mediorientale: “Abbiamo ripetutamente affermato – ha dichiarato il ministero degli Esteri, Serghei Lavrov – che sosteniamo pienamente le legittime aspirazioni del popolo curdo”. “Riteniamo sbagliato – ha aggiunto riferendosi alla situazione ad Afrin – che qualcuno approfitti delle aspirazioni del popolo curdo per i suoi giochi geopolitici che non hanno nulla a che fare con gli interessi dei curdi e della sicurezza regionale”.