Piano per la sanità di emergenza, sì ai medici di base neolaureati
E’ stato approvato il piano per far fronte all’emergenza che vede il Veneto in carenza di medici di base. Dopo alcuni mesi di tira e molla è arrivato l’ok in Consiglio Veneto per far lavorare da subito gli specializzandi che potranno seguire i pazienti anche in pronto soccorso. La legge approvata prevede la facoltà per i medici iscritti ai corsi di formazione in medicina generale di avere già dal primo anno incarichi sino a mille assistiti in convenzione (anziché 650 come previsto attualmente per gli incarichi temporanei), elevabili a 1200 assistiti per i medici al secondo e terzo anno del percorso di formazione.
Per quanto riguarda i pronto soccorso, l’a nuova legge prevede che gli specializzandi già dal primo anno possano lavorare nei servizi di urgenza ed emergenza con contratti libero professionali o di collaborazione continuata continuativa. La legge proroga inoltre al 31 gennaio 2024 la possibilità di stabilizzare con concorsi i professionisti non specializzati che hanno maturato almeno 4 anni di servizio anche non continuativo nei servizi di urgenza ed emergenza. Infine, per contenere i vuoti di organico nei servizi di urgenza ed emergenza, le aziende sanitarie potranno incentivare le prestazioni aggiuntive dei medici ospedalieri già dipendenti, pagandole sino a 100 euro lordi l’ora (al posto dei 60 euro attuali).
L’aula del Ferro Fini non ha pertanto accolto le richieste ‘correttive’ delle opposizioni di garantire affiancamento e tutoraggio, anche in modalità telematica, ai medici in formazione nel percorso di medicina generale che assumono incarichi temporanei e di prevedere almeno tre mesi di formazione teorico-pratica all’inizio dell’incarico di medico di base, nonchè di predisporre specifiche linee guida e standard organizzativi per i professionisti che lavorano in particolari situazioni di isolamento. La maggioranza ha respinto anche le proposte dell’opposizione sui pronto soccorso volte a graduare l’accesso degli specializzandi dei primi anni e ad estendere a tutti i reparti e servizi della sanità in persistente carenza di organico la possibilità di riconoscere ai medici dipendenti disponibili a prestazioni aggiuntive il maggior compenso di 100 euro l’ora.
“Il tema della sanità pubblica è talmente strategico – sottolinea il consigliere regionale Arturo Lorenzoni – che non si può e non si deve esaurire in poche battute da parte dell’assessore Lanzarin, cosa che è accaduta ieri in aula a Palazzo Ferro Fini”. Secondo Lorenzoni è “chiara la volontà da parte della maggioranza di voler fare quadrato attorno ad un provvedimento criticato, in maniera costruttiva, pure da tante organizzazioni di medici. Invece di organizzare i servizi come suggerito dai professionisti della sanità, che spingevano per l’inserimento dei giovani nella medicina integrata con percorsi graduali
di responsabilizzazione, la Giunta del Veneto ha tirato dritto con il percorso più spinto. Questo modus operandi probabilmente allenta la pressione nell’immediato, ma di certo non aiuta la qualificazione e il miglioramento dei servizi stessi”.
“Il timore – commenta Lorenzoni- è che a farne le spese siano i cittadini più fragili, quelli cioè che hanno maggiore necessità di assistenza. Un neolaureato in Medicina che si trova da subito 1.200 pazienti potrà curare anche la propria formazione e crescita professionale? E i medici che da altri reparti copriranno i buchi nei pronto soccorso, a 100 euro all’ora, formeranno mai una squadra coesa in grado di gestire il servizio in modo efficace? L’emergenza estrema in cui si è trovata la sanità, anche prima del tornado covid, ha abbassato, e di molto, la qualità attesa dei servizi; oggi si tende ad organizzarli con parametri un tempo davvero impensabili”.
L’Assessore alla Sanità Manuela Lanzarin focalizza la sua attenzione su due elementi in particolare: “Si tratta di andare nella direzione di allentare la tensione sul fronte della carenza di medici, che è una priorità assoluta, lavorando sul solco del documento approvato dalle Regioni italiane all’unanimità e inviato tempo addietro al Ministro della Salute. Altre Regioni, come la Toscana, si sono già mosse in questo quadro con semplici
delibere. Noi abbiamo scelto la via dell’inserimento nel pdl ordinamentale anche per
dare più solennità alle scelte fatte che, così, sono di tutto il Consiglio Veneto. Si prevede, inoltre, che, per il triennio 2022-2024, i laureati in medicina e chirurgia abilitati, anche durante la loro iscrizione ai corsi di specializzazione, possano prestare servizio, al di fuori
dell’orario dedicato alla formazione, a supporto dei servizi di emergenza-urgenza ospedalieri tramite contratti libero professionali”.