Giappone: l’omicidio di Shinzo Abe poteva essere una strage
L’omicidio di Shinzo Abe a Nara in Giappone poteva diventare una strage. Tetsuya Yamagami, l’uomo che ha sparato e ucciso l’ex premier nipponico, ha infatti confessato alla polizia di aver tentato di realizzare una bomba, in aggiunta alle pistole artigianali realizzate, una delle quali usata per il folle gesto. Lo riferisce l’agenzia Kyodo, citando fonti investigative. Per il 41enne autore dell’attacco udienza davanti ai pubblici ministeri per la formalizzazione dell’arresto, con l’accusa di omicidio.
Ancora fumoso il movente. Alla base del folle gesto del killer ci sarebbe il forte indebitamento della sua famiglia, a causa delle ingenti donazioni effettuate dalla madre ad un gruppo religioso. Proprio il forte rancore verso questa organizzazione avrebbe fomentato l’idea di vendetta del 41enne che, in un primo momento, avrebbe voluto attaccare proprio un dirigente del gruppo religioso. In un secondo momento, venuto a conoscenza dell’intervento di Abe a Nara per un comizio elettorale, avrebbe deciso di colpire l’ex premier.
Nonostante la polizia non abbia fornito dettagli sulla organizzazione citata da Yamagami, diversi media stranieri hanno lasciato trapelare il nome della Chiesa dell’Unificazione fondata dal reverendo Moon in Corea del Sud e che si ritiene sia stata portata in Giappone dal nonno di Abe, Nobusuke Kishi. La setta, famosa per i suoi matrimoni di massa, era molto popolare nel Sol Levante negli anni ’80.
Il suo fondatore, il reverendo Moon, è stato spesso accusato di effettuare il lavaggio del cervello ai propri seguaci e nel 2003 fu molto criticato per un suo sermone in cui perdonò gli autori dell’Olocausto, perché a suo dire, si trattava della giusta punizione inflitta agli ebrei per aver ucciso Gesù. Moon celebrò anche il matrimonio dell’arcivescovo cattolico, Emmanuel Milingo, generando un caso molto dibattuto e fortissimi attriti con il Vaticano.
Le lacune sulla sorveglianza. Secondo il network pubblico NHK che ha ricostruito la dinamica degli eventi, l’uomo che è riuscito ad avvicinarsi senza problemi all’ex leader nipponico, non è stato fermato dagli agenti finché non è partito il primo sparo. Il 41enne, disoccupato, è stato immediatamente arrestato. Tuttavia diversi esperti hanno evidenziato le gravi lacune sulla sorveglianza, con gli agenti incapaci di impedire all’uomo armato di sparare. L’obiezione principale è che la polizia avrebbe dovuto impedire all’aggressore di avvicinarsi così tanto ad Abe.