Spettacolando – De Gregori e Venditti, show di due fenomeni
Il 26 Luglio si è chiuso con il tripudio vero, il Marostica Summer Festival. Questa volta il Covid sposta ma non cancella.
Ci aspettavamo una serata tranquilla, adagiati sulle nostre sedie ad ammirare due nobili uomini che hanno segnato la storia della musica italiana. Pensavamo con ingenuità di dover essere noi a dare il ritmo al concerto, magari col timore di sentirci schiacciati dalla poesia di De Gregori o dalla veracità di Venditti.
Mai davvero avremmo pensato di partecipare a un evento rock, stile Vasco o Ligabue. La batteria che si mescolava col sax, suoni di chitarra che smuovevano le anime, assoli di violino degni dei Two Cellos: brividi e adrenalina. Loro due (fenomeni), smaglianti come due ragazzini a scuoterci dal torpore estivo con voci da rockstar, a fumare sigarette mai spente sul palco.
Due voci che forse neppure a vent’anni avevano, piene di spregiudicata passione. Vita allo stato puro, gioia, forza e neppure un accenno di malinconia, che non ci sarebbe stato nulla di male, s’intende.
Cantavano in duetto, ogni tanto rubandosi pure le parole, tanta era la loro voglia di cantare. Felici e spensierati hanno cantato tutto ciò che ci aspettavamo: da Rimmel a Notte prima degli esami, da Generale a Sotto il segno dei Pesci. Partendo da Bomba o non bomba non si poteva che arrivare a Roma. E cantare Grazie Roma, appunto, ci siamo arrivati dopo Buonanotte Fiorellino.
Alla fine noi più stanchi di loro che hanno cantato due ore e mezza, e impazziti di gioia sotto il palco come fossimo a un concerto dei Gun’s N’Roses, con Venditti a incitare ad alzarsi quei pochi che si ostinavano a rimanere inchiodati alle loro sedie.
Si esce a bocca aperta, continuando a ripetere come un mantra pazzesco, pazzesco, anzi pazzeschi loro. Che ballavano e fumavano sul palco come due pischelli, che ci incitavano come fossimo stati allo stadio: e per l’applauso del pubblico pagante non c’era bisogno di sentire la Donna Cannone, né la carezza a Paolo Rossi, che era un ragazzo come noi, né l’omaggio a Lucio Dalla, con Canzone. La fisarmonica sotto il cappello di Francesco, gli occhiali a goccia di Antonello al piano, e quella felicità di cantare Viva l’Italia, con appartenenza, nonostante tutto, così intensamente che ci viene quasi da piangere.
Anche se viviamo in un Mondo di ladri, la Storia Siamo noi, attenzione, nessuno si senta escluso. Ti dicono “Tutti sono uguali, tutti rubano alla stessa maniera“. Ma è solo un modo per convincerti a restare chiuso dentro casa quando viene la sera. Vabbè, si potrebbero imbastire dialoghi infiniti solo citando le loro canzoni. Ps: Noi la sera usciamo. E quando possiamo andiamo a sentir musica. Grazie, grazie, grazie
Paolo Tedeschi