Lavoro sommerso, Venzo: “Sull’economia parallela servono interventi incisivi e coraggiosi”
In un momento di grande difficoltà economica, in cui l’intero Paese è chiamato a sforzi importanti per mantenere intatto il tessuto imprenditoriale un tempo leader nel mondo, si ripresentano i dati relativi all’evasione. Secondo le stime prodotte dai dati pubblicati nel 2019, l’Italia deve recuperare 800 milioni di euro per sostenere i conti pubblici, denaro che dovrebbe arrivare dal sommerso, valutato in circa un miliardo e mezzo prodotto da 3 milioni e 200 mila lavoratori irregolari. A puntare il dito contro la gestione della lotta all’irregolarità è Sandro Venzo che, in Confartigianato Imprese Vicenza, ha la delega al contrasto all’illegalità. Secondo l’associazione di categoria della nostra provincia non si fa abbastanza per ridurre il gap nei confronti del fenomeno e questo alimenta la frustrazione del cittadino e delle imprese che rispettano le regole.
“Tanto eclatanti sono i dati, tanto inadeguati e tardivi i rimedi che, anzi, con il reddito di cittadinanza hanno subìto ulteriore degrado – commenta Sandro Venzo, componente della Giunta Esecutiva di Confartigianato Imprese Vicenza con delega al contrasto all’illegalità -. Occorre cambiare, pena l’inutilità di questi e tanti altri rapporti. Quando c’è una denuncia occorre contemporaneamente spiegare quanto fa lo Stato per porre rimedio. Nel nostro Paese non c’è quasi mai un nesso tra fatti denunciati e responsabilità. Potremmo dire che siamo tutti responsabili e irresponsabili al tempo stesso. Ma così non può andare. E non comprendiamo come mai lo Stato non utilizzi le banche dati che già possiede e quelle a cui ha accesso”.
Ci sono aziende che vivono in particolari situazioni al di fuori delle norme che la maggior parte degli imprenditori rispetta causando un danno che si riflette di conseguenza, e negativamente, nei confronti di chi opera in maniera regolare, creando una sorta di “sfida impari”.
“Le attività fuorilegge –continua Venzo– non vivono in bolle di sapone ma in capannoni veri, affittati da qualcuno, usano energia elettrica, mandano merci attraverso la logistica, eseguono operazioni bancarie seppure di fantasia. Per quanto riguarda il Veneto non ci sto a fare di ogni erba un fascio. Una cosa è il sommerso (che va comunque combattuto), un’altra cosa sono le attività in condizione irregolare, che agiscono al di fuori di ogni regola, poche vengono individuate, purtroppo, dalla Guardia di Finanza nonostante l’impegno di quest’ultima. Sono attività che producono in assenza di regole, alimentano con la contraffazione i danni al “made in Italy” e l’impiego illegale di manodopera”.
C’è un complesso di connivenze non difficile da capire basta averne la volontà e Venzo pone un altro interrogativo: “Perché continuiamo a essere così autoreferenziali in particolar modo quando gli strumenti messi in opera non portano ad apprezzabili risultati? Ci sono Paesi, ad esempio la Germania, dove questi fenomeni sono ben più marginali e più efficacemente contrastati. Perché non copiare qualche buona pratica?”
“Il tempo delle contrapposizioni è finito, serve un confronto franco, un’alleanza virtuosa per scrivere nuove regole avendo un unico obiettivo comune: la dignità del lavoro, di tutti e tutte. C’è tempo fino al 25 settembre per avanzare proposte, anche un poco controcorrenti anche fuori dagli schemi, visto che gli ‘schemi’ fin qui adottati hanno prodotto ben pochi risultati, ma che vanno nella direzione di risollevare, sotto molti punti di vista, il Paese. Lo Stato – conclude Venzo – ha i mezzi per contrastare questa deriva, anche se pare ineluttabile. Batta un colpo e sarà più credibile”.