Usa, inchiesta frode fiscale: Trump non risponde al procuratore di New York
L’ex presidente degli Usa Donald Trump, invocando il Quinto Emendamento (che consente di non testimoniare contro se stessi), ha dichiarato di essersi rifiutato di rispondere alle domande del procuratore generale di New York, Letitia James, nell’ambito di un’indagine civile sulla Trump Organization, accusata di aver gonfiato i valori di alcuni immobili per ricevere benefici fiscali e maggiori entrate dalle vendite. Il tycoon ha fatto l’annuncio poco dopo essere arrivato negli uffici del procuratore dove era atteso per una dichiarazione giurata.
Trump in merito all’invocazione del Quinto Emendamento ha dichiarato: “Una volta mi è stato chiesto: ‘se si è innocenti perché invocare il Quinto Emendamento?’ Ora so la risposta. Quando la tua famiglia, la tua società e tutte le persone nella tua orbita diventano target di una infondata caccia alla streghe motivata politicamente non si ha altra scelta, attacca Trump”.
Poi rincara: “Se avevo qualche dubbio al riguardo questi sono stati spazzati via dal raid dell’Fbi due giorni prima della deposizione. Non ho altra scelta perché l’attuale amministrazione e molti procuratori in questo paese hanno perso la decenza morale ed etica”.
L’operazione dell’Fbi in casa dell’ex presidente è avvenuta lunedì 8 agosto. Gli agenti si sono presentati a sorpresa nel resort di Trump e hanno dato inizio alla perquisizione. A tal proposito Trump ha attaccato: “Niente del genere era mai successo prima a un presidente degli Stati Uniti. Dopo aver collaborato con le agenzie governative, questo raid non annunciato a casa non era necessario né appropriato”. Sui motivi che hanno portato al blitz rimane il massimo riserbo, ma sembra che l’Fbi cercasse – come scritto anche dal Washington Post – documenti governativi.