Clima, ridotta del 30 per cento la produzione di miele nel vicentino
Le proiezioni sull’andamento della produzione di miele stimano un calo intorno al 30% a causa delle condizioni climatiche che hanno messo a dura prova la sopravvivenza delle api. Secondo Coldiretti, gli apicoltori vicentini, hanno subito forti perdite a causa delle alte temperature estive che hanno bruciato la fioritura, a primavera invece il nemico numero uno delle api è stata la grandine.
Le api allo stremo, costrette ad allungare i voli per trovare un po’ di nutrimento pesando notevolmente su un bilancio ridotto rispetto al potenziale produttivo. Il risultato è un netto calo di miele Made in Italy, con produzioni fra i più basse del decennio. In Veneto si contano quasi centomila alveari, ma uardando la situazione nazionale purtroppo si scopre che altre regioni sono messe anche peggio.
“Su territorio regionale – spiega Coldiretti Veneto – Sono quasi 7mila gli apicoltori professionisti ed hobbisti, con un totale di 95mila alveari, di cui il 19% sono certificati come biologici. La produzione di alta qualità si presenta con specialità di nicchia, come il miele di Barena o di Amorpha Fruticosa, pianta conosciuta come il “falso indaco”. Su tutti, quello blasonato Dop, il miele delle Dolomiti ed una infinita gamma di tipologie”.
La situazione nazionale. La mappa italiana del miele stilata da Coldiretti registra cali che vanno dal -15% della Calabria al -60% delle Marche, dal -50% di Lazio, Sardegna, Umbria e Valle d’Aosta al -80% della Basilicata, crolli del 40% in Toscana e Molise e del 35% in Emilia Romagna, , Sicilia e Puglia, mentre Veneto e Piemonte – riferisce Coldiretti – hanno perso il 30% della produzione, in Lombardia e Friuli è stato tagliato un quarto (25%) del raccolto, un calo del 20% si registra in Abruzzo e Trentino Alto Adige, mentre Calabria e Campania limitano i danni con una perdita del 15%.
“Una situazione sulla quale hanno pesato in modo particolare le alte temperature e la mancanza di acqua, con fioriture anticipate che – spiega Coldiretti Vicenza – hanno costretto gli apicoltori a partire prima verso le aree montane ed a portare razioni di soccorso negli alveari già nei primi giorni di agosto. Ma oltre alla spallata del clima, i “pastori delle api” devono far fronte anche all’esplosione dei costi per le tensioni internazionali generate dalla guerra in Ucraina: dai vasetti di vetro alle etichette, dai cartoni al gasolio”.
I consumi. In Italia si consuma circa mezzo chilo di miele a testa all’anno, sotto la media europea che è di 600 grammi ma un terzo rispetto alla Germania. Il Belpaese, però, vince in biodiversità con più di 60 varietà da quelli Dop come il Miele della Lunigiana, e il Miele delle Dolomiti Bellunesi e il miele Varesino, fino a quelli speciali in barrique o aromatizzati, dal tiglio agli agrumi, dall’eucalipto all’acacia.
Incombe la minaccia del miele straniero. “Un patrimonio messo a rischio dalle importazioni dall’estero cresciute di quasi il 18% nei primi cinque mesi del 2022 – evidenzia Coldiretti – e l’anno scorso hanno raggiunto i 24 milioni di chili di cui più della metà (14 milioni di chili) da Ungheria, Romania e Ucraina con quasi 2 vasetti su 3 pieni in pratica di prodotto straniero”.
Come difendersi. “Per evitare di portare in tavola prodotti provenienti dall’estero, spesso di bassa qualità, occorre – conclude Coldiretti Vicenza – verificare con attenzione l’origine in etichetta o rivolgersi direttamente ai produttori nelle aziende agricole, negli agriturismi o nei mercati di Campagna Amica. Il miele prodotto nel territorio nazionale, dove non sono ammesse coltivazioni Ogm, a differenza di quanto avviene ad esempio in Cina, è riconoscibile dall’etichettatura di origine obbligatoria, fortemente sostenuta dalla Coldiretti”.