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L’ultimo leader dell’Unione Sovietica Mikhail Gorbaciov è morto all’età di 91 anni. Lo ha annunciato il Central Clinical Hospital della Russia, dove era ricoverato da qualche tempo. “Questa notte, dopo una grave e prolungata malattia, Mikhail Sergeyevich Gorbaciov è morto”, è la nota diffusa in tarda serata dalla Clinica ospedaliera centrale di Mosca e riportata dalle agenzie di stampa russe, Tass, Interfax e Ria Novosti. Gorbaciov viene ricordato come il “leader della distensione”, in particolare per aver posto fine alla Guerra fredda, senza arrivare a un confronto diretto con gli Stati Uniti. Allo stesso tempo, non non riuscì a evitare il collasso dell’Unione sovietica, di cui fu l’ultimo presidente. Gorbaciov viveva in isolamento quasi totale da circa due anni, non solo a causa della sua malattia ma anche per via della pandemia da Coronavirus.
Le sue ultime parole pubbliche arrivarono a inizio marzo, per bocca del Premio Nobel per la pace Dmitry Muratov, che lo aveva visitato in clinica. “Non sta bene – aveva detto Muratov – ma mi ha detto che bisogna fare quanto possibile per fermare la minaccia di una guerra nucleare“. Nella sua lunga carriera politica, Gorbaciov si è sempre impegnato nella ricerca di migliori relazioni con gli Usa e l’Europa occidentale. Tra gli altri, gli accordi per la riduzione dell’arsenale nucleare con il presidente Usa Ronald Reagan lo avevano reso un idolo dei governi e delle opinioni pubbliche straniere, oltre che fargli ottenere il Premio Nobel per la pace. Ora sarà seppellito accanto alla moglie Raissa nel cimitero di Novodevichy a Mosca.
Tantissimi i messaggi di cordoglio da parte dei leader mondiali. Il presidente americano Joe Biden lo ha definito “un leader raro, capace di vedere che un altro futuro era possibile e di rischiare l’intera carriera per raggiungerlo. Il risultato è stato un mondo più sicuro e più libertà per milioni di persone”. Sulla stessa linea anche il ricordo del presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen: “Un leader degno di fiducia che ha aperto la strada a un’Europa libera”.
Il premier britannico Boris Johnson confrontando la sua figura con quella dell’attuale presidente russo Vladimir Putin sullo sfondo della guerra in Ucraina ha detto: “Sono rattristato, ho sempre ammirato il coraggio e l’integrità con cui egli portò la Guerra Fredda a una conclusione pacifica. In un tempo segnato dall’aggressione di Putin all’Ucraina, il suo impegno senza risparmio per aprire la società sovietica resta un esempio per tutti noi”.
Il segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres lo ha definito “Un uomo di Stato unico che ha cambiato il corso della storia”. “Il mondo ha perso un leader globale, multilateralista impegnato e instancabile sostenitore della pace. Ricevendo il Nobel ha osservato che la pace non è unità nella somiglianza ma nella diversità. E ha messo in pratica questa cosa perseguendo la via del negoziato, della trasparenza e del disarmo”.
Il presidente francese Emmanuel Macron su Twitter ha scritto: “La memoria di un uomo di pace le cui scelte hanno aperto un percorso di libertà ai russi. Il suo impegno per la pace in Europa ha cambiato la nostra storia comune”.