E-mail con accuse (infondate) di pedopornografia on line. L’inchiesta parte anche dal Vicentino
“Siete oggetto di numerosi procedimenti legali in vigore: pornografia infantile, pedofilia, esibizionismo, cyberpornografia“. E’ questo uno dei passaggi salienti di un allegato a una e-mail che migliaia di cittadini italiani e centinaia in Veneto, nei mesi scorsi del 2022, hanno ricevuto da un mittente sconosciuto nella propria casella e-mail. Scritto in una lingua italiana stentata e palesemente tradotta in automatico senza piena padronanza di lessico, si tratta tratta di un tentativo di estorsione finalizzato a incassare denaro digitale, in forma anonima, da parte di sprovveduti destinatari impauriti dalle minacce di denuncia.
Dopo le numerose segnalazioni di cittadini colpiti da accuse di pedopornografia ricevute via mail da (presunti) enti istituzionali quali polizia di Stato, carabinieri e Ministero della Difesa, sono scattate le indagini di portata internazionale, con i primi risultati ad affiorare in queste ore. Accurate investigazioni nel “mare magnum” della rete web, affidate alla Polizia postale e delle Comunicazioni, avrebbero portato oggi alla scoperta di un‘organizzazione che recapita false comunicazioni istituzionali a ignari cittadini navigatori di internet. Lo scopo? Racimolare denaro, sfruttando l’ingenuità – il timore di guai legali di rilevanza penale – altrui.
La vicenda d’attualità e insieme di cronaca è stata denominata “Operazione Kafka” e ha portato solo nei giorni scorsi all’esecuzione di 16 decreti di perquisizione personale e domiciliare emessi dalle Procure della Repubblica di Brescia e Vicenza. Tra i soggetti coinvlti nella fase preliminare risulterebbero dei residenti nel Vicentino, quindi, iscrivibili tra i futuri indagati – stavolta veri!-, probabilmente di nazionalità straniera, di cui si è in attesa dei nominativi non appena l’inchiesta in corso lo permetterà. Gli investigatori all’opera a partire dalla primavera del 2022 si sono avvalsi l’ausilio dei compartimenti di polizia postale di Milano, Torino, Pescara, Trieste, Venezia e Roma e la task force di indagine ha permesso di raccogliere migliaia di prove di documentazione digitale, verificando la formula della spedizione “a grappolo” di e-mail (tutte identiche tra loro per modalità ma in con almeno 3/4 versioni differenti di testo contenuto) inviate a utenti della rete che sistematicamente venivano accusati, processati e condannati per delitti mai commessi. Tutto falso, e quindi inventato, al fine di carpire denaro sfruttando l’ingenuità altrui.
“L’indagine trae spunto da un copioso invio di mail a carattere estorsivo – si legge in una nota della Polizia postale – , provenienti da indirizzi e-mail che facevano riferimento ad autorità istituzionali e contenenti una falsa citazione in tribunale per fatti afferenti alla pedopornografia. La corrispondenza telematica riproduce fedelmente un falso documento governativo con loghi di forze di polizia farlocchi e lo stesso vale per simboli collegati a più di Ministeri italiani, tra questi quello dell’Interno della Difesa, affiancati a quelli di agenzie internazionali quali Europol ed Interpol”. Una serie di “puntelli” disseminati qua e là per ingannare i destinatati che, seppur in minima parte sul totale, ci sono cascati cedendo al ricatto. E’ bastato uno sguardo attento e non solo superficiale, comunque, per la stragrande maggioranza dei casi per cogliere l’odore di truffa, cestinando l’email senza nessun altro atto da compiere.
A trarre in inganno qualcuno, anche se pochi per la verità, è stato soprattutto il falso documento che riporta la firma di vertici di istituzioni effettivi quali il Capo della polizia Lamberto Giannini, o il Comandante Generale dell’arma dei Carabinieri, Teo Luzi, e ancora del Direttore del Servizio polizia postale, pro tempore, Nunzia Ciardi e dell’attuale supplente del Direttore del Servizio polizia postale, Ivano Gabrielli. Nomi più o meno conosciuti di persone e ruoli ricoperti realmente esistenti, rintracciabili in rete, che hanno convinto più di qualcuno della veridicità solo presunta delle affermazioni contenute nel messaggio riguardanti atti riconducibili a molestie sessuali su minori. Il testo minacciava infine di inoltrare le prove ad un non meglio specificato “Procuratore” ed ai media, invitando a fornire giustificazioni entro 72 ore. Il passo successivo e ultimo architettato dai truffatori è una richiesta di denaro per far “decadere” le accuse e l’indicazione delle coordinate bancarie verso le quali corrispondere le somme estorte.
Un fenomeno criminale truffaldino che on ha preso di mira solo i navigatori del Nord Italia, da dove è partita l’inchiesta in seguito alle segnalazioni, ma tutta la nazione e altri Stati in Europa. Una rilevanza europea ora accertata, insomma, che ha interessato in particolare Francia, Austria, Spagna, Belgio e Italia e che svela i piani criminosi di ampia portata della presunta banda di truffatori telematici.