Russia, Putin tra referendum e pene più dure
Il presidente russo, Vladimir Putin, ha firmato un pacchetto di emendamenti al codice penale relativo al servizio militare. La diserzione o la mancata comparizione alla leva è punita con la reclusione da cinque a dieci anni. Coloro che si arrendono volontariamente al nemico dovranno affrontare una pena detentiva fino a dieci anni. Inoltre, 15 anni di detenzione sono previsti per la diserzione durante la mobilitazione o la legge marziale.
L’appello da Kiev. Il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, intanto, ha rivolto un appello ai cittadini che si trovano nei territori occupati dalla Russia ad evitare le lettere di leva e a sabotare qualsiasi operazione russa. In un video pubblicato su Telegram Zelensky scrive: “Salvate le vostre vite e aiutateci a indebolire e distruggere gli occupanti. Nascondetevi dalla mobilitazione russa con ogni mezzo. Evitate le lettere di leva, cercate di raggiungere il territorio libero dell’Ucraina”.
Nel frattempo, prosegue la fuga dalla Russia. Un numero crescente di cittadini russi continua, infatti, a cercare di lasciare il Paese da quando il presidente Putin ha annunciato la mobilitazione di almeno 300mila riservisti. La Bbc riferisce che al confine per entrare in Georgia c’è una coda di dieci chilometri. Il corrispondente dell’emittente ha spiegato che le automobili riescono a passare il confine molto lentamente e alcuni hanno dichiarato di aver aspettato più di 20 ore per attraversare. Anche il traffico alla frontiera tra Finlandia e Russia è aumentato.
I referendum di Putin. In tutto questo, nelle regioni separatiste di Donetsk e Lugansk, in Donbass, e nelle aree meridionali occupate dall’esercito russo di Kherson e Zaporizhzhia, è cominciato tra ricatti e intimidazioni il referendum sull’annessione alla Russia, con denunce di ronde armate tra le abitazioni per costringere i residenti al voto. Il presidente ucraino Zelensky rinnova la richiesta al mondo di non riconoscerne il risultato.
Il mondo ancora una volta risponde. Il presidente americano Joe Biden dichiara: “Gli Stati Uniti non riconosceranno mai il territorio ucraino come nient’altro che fa parte dell’Ucraina. I referendum della Russia sono una farsa, un falso pretesto per tentare di annettere parti dell’Ucraina in flagrante violazione del diritto internazionale e della Carta delle Nazioni Unite. Lavoreremo con i nostri alleati e partner per imporre nuovi costi economici rapidi e severi alla Russia”.
Condanna pure dal G7. Una condanna identica a quella statunitense arriva dai Paesi membri del G7 che in coro dicono: “Queste azioni violano chiaramente la carta delle Nazioni Unite e il diritto internazionale, e vanno in direzione diametralmente opposta allo stato di diritto fra le nazioni”. Critiche anche dalla Turchia: “No ai referendum unilaterali”.