Nord Stream: “500 kg di tritolo piazzati dai robot”
Primi risultati dalle indagini sulle falle nel gasdotto Nord Stream 1 e 2: “A piazzare le bombe che hanno provocato quattro falle a circa 80 metri di profondità nelle zone economiche esclusive di Svezia e Danimarca, potrebbero essere stati i robot di manutenzione che operano all’interno della struttura durante i lavori di riparazione”. A scriverlo è “The Guardian” citando alcuni esperti: “Se questa teoria dovesse rivelarsi corretta la natura sofisticata dell’attacco e la potenza dell’esplosione aggiungerebbero peso ai sospetti che gli attacchi siano stati effettuati da un potere statale, con il dito puntato contro la Russia”.
La potenza delle esplosioni. Intanto, fonti di intelligence citate dalla rivista tedesca “der Spiegel” ritengono che gli oleodotti siano stati colpiti in quattro punti da esplosioni provocate da 500 kg di tritolo. Gli investigatori tedeschi hanno anche effettuato letture sismiche per calcolare la potenza delle deflagrazioni. Inoltre, gli stessi hanno detto ai media che subacquei o robot telecomandati potrebbero essere in grado di visitare i siti delle perdite già questo fine settimana.
La precisazione di Gazprom. Il portavoce del gigante russo del gas Gazprom, Sergey Kupriyanov, nel corso di una riunione nell’ambito del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, ha invece spiegato: “Al momento delle esplosioni, secondo le stime attuali, le tre condutture dei gasdotti contenevano circa 800 milioni di metri cubi di gas. Per intendersi, è la quantità di metano che la Danimarca utilizza in tre mesi. Ora abbiamo iniziato a cercare possibili soluzioni per ripristinare il sistema Nord Stream. Al momento non è possibile stimare i tempi di ripristino del sistema”.
Discarica di armi chimiche. Secondo l’Agenzia finlandese per l’ambiente, la Syke, il bacino danese di Bornholm, dove lunedì è stata rilevata la prima perdita dal gasdotto Nord Stream, è la più importante discarica di armi chimiche nel Mar Baltico. In una nota la Syke scrive: “E’ probabile che l’effetto delle perdite di gas sulle armi chimiche sia minimo, poiché sono sepolte a diversi chilometri di distanza, ma gli effetti sono ancora incerti”. L’agenzia ha aggiunto che continuerà a indagare sulla questione insieme all’istituto del Trattato di proibizione delle armi chimiche presso l’Università di Helsinki.