Governo, Meloni incassa la fiducia al Senato: “Italia senza visione, ora la mia ricetta”
Dopo aver superato la prova della Camera, Giorgia Meloni fa l’en-plein nell’Aula del Senato incassando la fiducia con 115 sì. 79 i no e 5 gli astenuti. Assenti i senatori a vita Carlo Rubbia, Liliana Segre, Renzo Piano, Giorgio Napolitano e i senatori Tatjana Rojc e Tino Magni.
In un intervento tutto politico lungo 49 minuti, la neo premier risponde punto a punto alle critiche e traccia la sua ricetta per risollevare l’Italia dalla pesante “eredità” dei governi passati. Le risorse ereditate sono “poche” ha detto durante il suo discorso. Serve “un’operazione verità”. Dice no al salario minimo perché “non è la soluzione”, sì all’innalzamento del tetto al contante ” che non è correlato all’evasione fiscale”, ok alla flat tax incrementale che “premia il merito”. Duro il passaggio sulla pandemia da covid-19: “Quello che non abbiamo condiviso dei vostri governi – ha precisato Meloni – è il fatto che non ci fossero evidenze scientifiche alla base dei provvedimenti che prendevate”. Meloni sembra avere le idee chiare anche sulla guerra in Ucraina e sulla “pace” che “non si fa sventolando bandiere arcobaleno. Serve equilibrio, a meno che non mi vogliate dire che la pace si ottiene con la resa di Kiev”. Poi in serata il tweet: “Anche il Senato ha votato la fiducia al Governo. Abbiamo presentato in campagna elettorale un programma chiaro e dettagliato. Manterremo gli impegni: il vincolo tra rappresentante e rappresentato è l’essenza della democrazia. Subito al lavoro per rispondere alle urgenze dell’Italia”.
Durante le dichiarazioni di voto, il leader di Italia Viva Matteo Renzi ha aperto sulle riforme costituzionali: “Sull’elezione diretta del presidente del Consiglio ci siamo”. Quindi l’intervento di Silvio Berlusconi, tornato in Senato dopo nove anni. “Siamo per la pace, con l’Occidente. La mia posizione sull’Ucraina è ferma” ha detto il leader di Fi. Già il giorno prima il leader azzurro aveva espresso apprezzamento per il discorso di Meloni, ribadendo però ancora una volta la centralità del suo partito all’interno della coalizione.