Mosca sospende l’esportazione di grano. Coldiretti: “Speculazione e crescita dei prezzi dei cereali”
La Russia si sfila dall’intesa siglata a luglio in Turchia con la mediazione dell’Onu sul passaggio sicuro del grano attraverso il mar Nero. Dopo i raid a Sebastopoli, il Cremlino ha deciso la sospensione a tempo indeterminato dell’attuazione dell’accordo sull’esportazione dei prodotti agricoli dai porti ucraini. Secondo Mosca l’attacco in Crimea sarebbe stato condotto dagli ucraini con l’assistenza dei britannici.
L’accordo sull’esportazione del grano era stato firmato il 22 luglio scorso ed entrato in vigore dal 1° agosto: il presidente turco Erdogan e il segretario Generale delle Nazioni Unite Guterres avevano sancito l’intesa per il passaggio sicuro di decine di milioni di tonnellate di grano attraverso il mar Nero, bloccate da 5 mesi nei porti ucraini a causa della guerra. L’intesa riguardava inizialmente il grano fermo nei silos dei porti ucraini di Odessa, Chernomorsk e Yuzhny. Tra le condizioni dell’accordo c’era che la Turchia e l’Onu avrebbero monitorato il passaggio delle navi attraverso un tragitto libero dalle mine, senza scorte da parte di navi militari. Era stata imposta da Kiev la condizione che non ci sarebbe stato sminamento, nel timore che la Russia ne potesse approfittare per colpire i porti, soprattutto Odessa.
Da quando era entrata in vigore l’intesa oltre 8 milioni di tonnellate di grano ucraino sono state esportate e il 62% era andato in Europa, il 19,5% in Asia, il 13% in Africa e il 5,3% nei Paesi del Medio Oriente.
Le conseguenze: in Africa c’è il rischio di carestie e in Occidente l’impennata dei prezzi dei generi alimentari. Secondo il ministro degli Esteri ucraino Dmytro Kuleba la Russia ha pianificato questa decisione già da tempo e le esplosioni, avvenute a 220 chilometri dal corridoio del grano, sono solo un pretesto. Kuleba ha sottolineato: “La Russia blocca 2 milioni di tonnellate di grano su 176 navi già in mare, sufficienti per sfamare oltre 7 milioni di persone”.
Secondo Coldiretti questo favorirà la speculazione e spingerà i prezzi dei cereali. “Il blocco rischia di alimentare l’interesse sul mercato delle materie prime agricole della speculazione che si sposta dai mercati finanziari ai metalli preziosi come l’oro fino ai prodotti agricoli. In questo scenario il rischio carestia riguarda in particolare quei 53 Paesi dove la popolazione spende almeno il 60% del proprio reddito per l’alimentazione e risentono in maniera devastante dall’aumento dei prezzi dei cereali causato dalla guerra”. La sospensione dell’accordo sul grano da parte della Russia interrompe ovviamente anche le spedizioni anche verso l’Italia, dove arrivavano dall’Ucraina quasi 1,2 miliardi di chili di mais per l’alimentazione animale, grano tenero e olio di girasole nell’ultimo anno prima della guerra.