Zaia condivide le scelte del Governo in tema Covid: “Convivenza col virus, tutela dei più fragili e buon senso”
“Le scelte adottate dal Consiglio dei Ministri in materia di Covid mi trovano d’accordo: sono decisioni improntate al buon senso, che garantiscono la sicurezza là dove serve”. E’ questo uno dei passaggi salienti contenuti nelle dichiarazioni di Luca Zaia, chiamato ad esprimere il proprio punto di vista, nel ruolo di Presidente della Regione Veneto, a seguito delle norme sulla pandemia in via di approvazione che riguardano l’abolizione dell’obbligo vaccinale per le professioni sanitarie e l’utilizzo in proroga delle mascherine di protezione negli ambienti con persone esposte a maggiori rischi.
Tema caldo d’attualità in tutta Italia consiste infatti nei reintegro nel servizio sanitario degli operatori renitenti alle somministrazioni del vaccino di prevenzione degli effetti del Covid-19, un dibattito che coinvolge il futuro di circa 600 persone in Veneto.
“Il rientro in servizio dei sanitari non vaccinati ad esempio – ha spiegato Luca Zaia ieri – è una misura che io stesso auspico da tempo, anche perché l’approccio generale verso questo virus nel tempo deve inevitabilmente cambiare, andando verso una situazione di convivenza, dove, più delle norme, vale l’attenzione e l’intelligenza nei comportamenti di ogni singolo individuo. Il rientro in servizio di migliaia di sanitari inoltre, costituisce un grande aiuto per dare una risposta alla carenza di medici che sta interessando tutta Italia”.
I dati aggiornati in mano al presidente regionale per il Veneto parlano di 605 figure della sanità sospese pronti a rientrare – rende noto il Presidente Zaia – tra i quali 12 sono medici, 182 infermieri di diverso impiego e 202 operatori socio sanitari. Altre figure sono farmacisti, biologi e tecnici di laboratorio oltre al personale amministrativo. Questi numeri si riferiscono ai soggetti ancora attualmente in regime di sospensione, fattore da evidenziare. Da inizio pandemia, invece, il totale dei professionisti veneti sospeso è stato di 2.516 persone: 98 medici, 1.060 infermieri, 597 operatori socio sanitari, 272 amministrativi, 133 tecnici.
“Condivido poi la scelta di mantenere l’obbligo della mascherina all’interno degli ospedali e dei luoghi di cura in generale – chiarisce l’uomo politico trevigiano -, dove ci sono persone malate, e quindi in condizioni di particolare debolezza, che vanno protette dal possibile veicolo del virus costituito dai visitatori. Si tratta di un approccio pragmatico, concreto, che interferisce poco con la vita di tutti i giorni della stragrande maggioranza dei cittadini ma invece continua a proteggere i pazienti, come peraltro richiesto dai rappresentanti dei medici e delle professioni sanitarie. In altre parole, sarebbe stato un grandissimo errore togliere la mascherina”.
Lotta al coronavirus che si conclude con queste nuove normative? Secondo Zaia no, affatto. “Anche a Covid superato – dice – l’esperienza ci ha insegnato che la tutela e la difesa dei soggetti fragili è un’azione che va messa in campo anche a prescindere da questo virus. La mascherina negli ospedali è un segno di rispetto e attenzione nei confronti dei ricoverati e degli operatori, ormai ampiamente condiviso e diventato di uso comune in tutti i reparti. Ora in Veneto il Covid sembra allentare la presa: ma va tenuta alta l’attenzione, cercando di essere sempre un passo avanti al virus nella fase discendente. Continuando i monitoraggi dei nostri esperti, potendo contare oramai su dati e analisi particolarmente approfonditi. Con l’occasione – così si conclude il testo diffuso oggi – voglio mandare un messaggio di vicinanza, direi affetto, a tutti i sanitari che hanno deciso in questi mesi di restare in prima fila a combattere il Covid. Sono moderni eroi ai quali il Veneto deve davvero moltissimo”.