Cambia il decreto anti-rave: riduzione della pena e modifiche per le intercettazioni
Il decreto anti-rave è pronto per essere modificato. A poco più di 48 ore dall’approvazione in Consiglio dei ministri e dalla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, la norma fortemente voluta dal Governo – in seguito ai fatti di Modena – sta per subire una o più variazioni. Sul tavolo ci sono almeno due criticità, sollevate nelle scorse dalle forze politiche – anche appartenenti alla maggioranza – e dai costituzionalisti che hanno deciso di vederci chiaro. In particolare si contesta l’eccessiva genericità della norma per definire “l’invasione arbitraria di terreni o edifici altrui, pubblici o privati” e la possibilità di intercettare anche gli adolescenti alla ricerca di ipotetici responsabili del nuovo reato.
Le modifiche potrebbero partire dalla riduzione della pena, che passerebbe da sei a quattro anni. In modo da non prevedere l’arresto immediato. Quindi le intercettazioni, che scatterebbero come automatismo con le pene superiori ai 5 anni di reclusione. La strada, comunque, è quella già tracciata dal ministro della Giustizia Carlo Nordio che ha precisato come “il decreto non incida sui diritti della libera riunione”.
Il decreto anti-rave prevede fino a 6 anni di reclusione. Almeno per come stanno le cose adesso. Organizzare e partecipare a questo tipo di eventi non autorizzati è diventato un reato, il 434-bis. La stretta era arrivata durante il primo Consiglio dei ministri dell’era Meloni. Ed era nata in seguito a quanto stava accadendo a Modena, dove circa 3mila persone si erano riunite in un capannone abusivo per festeggiare Halloween. Dunque secondo il decreto, il 434-bis del codice penale istituisce una nuova fattispecie di reato: “Invasione di terreni o edifici per raduni pericolosi per l’ordine pubblico o l’incolumità pubblica o la salute pubblica”. A cui si aggiunge la confisca dei veicoli e degli strumenti, l’obbligo del ripristino dei luoghi e l’utilizzo di intercettazioni per indagare sul reato.