La Russia abbandona Kherson, possibile svolta per la guerra. Zelensky: “Può essere una trappola”
La Russia si ritira da Kherson. L’ordine di evacuazione è arrivato in queste ore dal ministro della Difesa russo Sergei Shoigu, che ha stabilito una nuova linea di difesa sulla riva orientale del fiume Dnipro. Una mossa che potrebbe rappresentare un possibile punto di svolta nella guerra in Ucraina. Kherson è infatti la più grande città conquistata dai russi nelle prime settimane dell’invasione e la capitale della regione omonima, una delle quattro di cui Vladimir Putin – che intanto ha confermato la sua assenza al G20 di Bali – proclamò l’annessione a settembre, affermando che sarebbero rimaste russe “per sempre”.
Il “per sempre” del presidente russo, però, è durato poco. “Comprendo che sia una decisione difficile, ma allo stesso tempo così facendo preserviamo ciò che è più importante, la vita dei nostri soldati e, in generale, l’efficacia dell’esercito, che sarebbe futile concentrare in un’area limitata della sponda occidentale” ha riferito il generale Sergei Surovikin, d’accordo con Shoigu: “Per noi la vita dei soldati russi è sempre una priorità, e dobbiamo anche tenere in considerazione la minaccia alla popolazione civile”. Già. Perché alla base della decisione ci sarebbero proprio possibili bombardamenti che avrebbero minato l’incolumità delle persone.
Il presidente ucraino Zelensky predica calma. Ammettendo che dietro la decisione della Russia potrebbe nascondersi una trappola. “Bisogna separare le parole dai fatti”, ha rimarcato Mykhailo Podolyak, consigliere del presidente. “Finché la bandiera ucraina non sventolerà su Kherson, non ha senso parlare di ritiro russo”. Intanto è stata aggiornata la conta delle vittime del conflitto. Oltre 100mila militari russi sono stati uccisi o feriti dall’inizio delle ostilità. Un dato che potrebbe essere incrementato col passare dei giorni.