La cura sperimentale “Car-T” contro leucemia e linfomi funziona: 35 i guariti al San Bortolo
Pazienti oncologici salvati e qualità della vita dei malati di leucemia e linfomi migliorata in maniera chiara e ora dimostrata. Tre anni di sperimentazione hanno dimostrato l’efficacia delle terapia in uso all’ospedale San Bortolo di Vicenza, i cui risultati parziali sono stati illustrati nel corso di un apposito convegno dedicato alla metodologia terapeutica che il polo sanitario berico sta attuando, unico nell’area nord-est in Italia e tra i primi in Europa.
La sperimentazione in atto in soli cinque centri specializzati di Ematologia sta producendo un’ampia casistica, in particolare nel reparto berico grazie ai 100 pazienti – con diverse patologie – selezionati e trattati a Vicenza, parte dei quali residenti in provincia. Proprio nel corso del convegno è stata analizzata nei dettagli mostrando come la terapia farmacologica stia producendo effetti positivi sostanzialmente attesi, laddove è stata portata in campo nei previsti percorsi di cura. Basti un dato: sarebbero 35 i pazienti malati di tumori del sangue ad aver superato la malattia, in misura del 50% di quelli sottoposti al trattamento. Un dato confortante, rispetto alle medie di sopravvivenza antecedenti.
Giusto tre anni fa, infatti, l’Agenzia Italiana del Farmaco (Aifa) concesse l’autorizzazione necessaria all’ospedale di Vicenza al fine di implementare l’innovativa terapia denominata “Car-T” per la cura di alcune forme di leucemia e linfoma, acronimo di chimeric antigen receptor T cell. Un metodo oramai diventato uno standard terapeutico grazie ai positivi riscontri ottenuti, nei quali un ruolo di primo piano ha avuto proprio la casistica raccolta in questo arco temporale all’ospedale di Vicenza.
“In tre anni, infatti, presso l’Ematologia del San Bortolo sono stati valutati 100 pazienti per il trattamento mediante Car-T e di questi, dopo accurate valutazioni rispetto alle loro caratteristiche e alle indicazioni imposte da Aifa, in 40 sono stati avviati al percorso CAR-T e 27 hanno ricevuto l’infusione del farmaco, facendo di Vicenza un centro di riferimento per l’esperienza maturata nel tempo. La nuova terapia antitumorale ha portato al radicale miglioramento della sopravvivenza dei pazienti affetti da linfomi, con risultati a lungo termine che confermano un mantenimento della risposta a 5 anni di circa il 40- 50%, in malati che altrimenti avrebbero in media 6 mesi se continuassero ad essere trattati con le terapie classiche”.
A commentare l’esito scientifico del primo triennio di utilizzo è la sottolinea la dottoressa Maria Giuseppina Bonavina, Direttore Generale dell’Ulss8 Berica. “L’introduzione della terapia è stata un’innovazione di fondamentale importanza per i malati di alcune forme molto aggressive di leucemia e linfoma e come azienda sanitaria siamo orgogliosi di avere contribuito ad aprire questa strada e consapevoli del grande valore che ha l’esperienza acquisita in questi tre anni e che possiamo mettere a disposizione dei pazienti. Voglio sottolineare come il fatto di essere stati tra i primissimi in Italia a partire, a Vicenza, non è casuale: è il risultato di una combinazione di circostante dietro le quali vi sono una grande professionalità e passione da parte di tutte le figure coinvolte, penso alla grande tradizione dell’Ematologia di Vicenza e alla presenza nella nostra azienda di uno dei pochissimi laboratori accreditati da Aifa er le terapie cellulari, ma molto importante è stato anche il contributo di altri reparti e servizi coinvolti nel protocollo di trattamento, come ad esempio la Rianimazione”.
Una metodica all’avanguardia che ha ancora grandi margini di sviluppo, come spiega il dott. Alberto Tosetto, direttore dell’Ematologia del San Bortolo, e che presuppone un approccio multidisciplinare per assistere il paziente in cura: “i farmaci Car-T in commercio hanno indicazione per il trattamento di alcuni linfomi aggressivi (il linfoma diffuso a grandi cellule B – Dlbcl, il linfoma primitivo del mediastino ed il linfoma mantellare) e della leucemia linfoblastica acuta del bambino e giovane adulto. Nel corso del prossimo anno è prevista inoltre l’entrata in uso della terapia con cellule Car-T anche per i pazienti con mieloma, mentre già si affacciano altre indicazioni in ambito ematologico e dei tumori solidi. Il principio su cui si basano rimane lo stesso: le Car-T agiscono inducendo una risposta immunitaria contro il tumore nell’organismo, e questo fenomeno si associa ad effetti collaterali specifici, che implicano la gestione del paziente da parte di un gruppo multidisciplinare esperto. È inoltre necessaria anche una fase organizzativa del processo, con il coinvolgimento di figure di settori diversi, come la Farmacia Ospedaliera ed i Servizi Amministrativi dell’Azienda”.
All’interno dell’Ematologia del San Bortolo si è dunque strutturato un vero e proprio un team di lavoro dedicato alle Car-T, del quale fanno parte la dr.ssa Maria Chiara Tisi ed il dr. Marcello Riva, il dr. Carlo Borghero, responsabile del Centro Trapianti; e le coordinatrici infermieristiche Giulia Cavaliere e Anna Bressan. Insieme a loro vi è poi la stretta e fondamentale collaborazione di altre figure specialistiche: dagli infermieri specializzati ai biologi del laboratorio di manipolazione e criopreservazione, i farmacisti e gli specialisti neurologi, rianimatori e cardiologi. “Un impiego di risorse che è destinato a crescere ulteriormente – spiega ancora il dott. Tosetto – in quanto in un prossimo futuro ci aspettiamo approvazione di nuovi farmaci per i linfomi, ma anche per il mieloma multiplo, oltre che l’indicazione in linee di trattamento sempre più precoci”.