Lavoro: ad ottobre persi 22mila posti di lavoro, in aumento i contratti a tempo indeterminato
Cala l’occupazione in Veneto, i dati delle pozioni aperte nel settore privato mostra una rilevante recessione rispetto al mese di settembre. Sono 22mila in meno gli occupati ad ottobre e, se confrontati con lo stesso mese dello scorso anno, si nota che sono duemila in più i senza lavoro, nel 2021 erano 20mila. Il totale delle assunzioni sfiora 50mia attestandosi a 49.400, con un -4% rispetto allo stesso periodo del 2021.
La fotografia sull’occupazione nel territorio veneto è stata redatta da La Bussola di Venetolavoro, numeri che tengono conto da una parte della stagione turistica che ha chiuso i battenti a settembre e dall’altra un aumento che certifica una crisi ancora aperta. Le cessazioni di rapporti di lavoro ad ottobre ammontano complessivamente a 71.369 e 490mila da inizio anno. La causa più comune di conclusione del rapporto di lavoro è
la scadenza dei termini previsti dal contratto, che interessa circa la metà delle
cessazioni, seguita dalle dimissioni (35%), in attenuazione nell’ultimo mese, e dai
licenziamenti, che pesano appena per il 6% sul totale delle cessazioni. Quelli per
motivi economici sono cresciuti del 63% rispetto al 2021, quando però ancora vigeva
il divieto di licenziamento introdotto per attenuare le conseguenze occupazionali della
pandemia.
“I dati di ottobre sul mercato del lavoro in Veneto –commenta l’assessore regionale al lavoro Elena Donazzan– confermano le preoccupazioni registrate già nel mese precedente. I segnali di rallentamento sono evidenti dal saldo mensile negativo di 22.000 posizioni lavorative. Finite le attività stagionali legate a turismo e agricoltura, l’occupazione è scesa. Restano alcuni elementi positivi come l’aumento dei contratti a tempo indeterminato, a cui fanno da contraltare i licenziamenti economici, in crescita dopo lo sblocco dei licenziamenti del periodo covid”.
A fronte di questo leggero peggioramento rispetto all’anno precedente si segnala comunque che saldi e assunzioni dei primi dieci mesi dell’anno si mantengono invece in crescita e che permane il fenomeno positivo (che si riscontra da mesi) rappresentato dall’aumento delle trasformazioni da rapporti di lavoro a termine o in apprendistato verso il tempo indeterminato.
“Va detto –conclude Donazzan- che questo lieve peggioramento non peggiora l’andamento occupazionale del 2022 che resta però positivo rispetto a saldi e assunzioni infatti il saldo dei primi dieci mesi dell’anno è positivo con più 48.926 posizioni lavorative e le assunzioni, complessivamente 538.718, crescono del 16 per cento, con volumi superiori anche a quelli del 2019 per tutte le categorie di lavoratori”.