Cina, torna l’incubo covid. Lockdown e problemi all’impianto che assembla gli iPhone
In Cina è tornato l’incubo covid. Ieri (mercoledì 23 novembre) i nuovi casi hanno toccato i massimi assoluti dallo scoppio della pandemia, tanto che i dati della Commissione sanitaria nazionale parlano di 31.444 infezioni domestiche, di cui 27.517 asintomatiche. Si tratta di numeri contenuti se si considera quanto accade in altri Paesi, ma rilevanti in Cina dove è ancora seguita la politica della “tolleranza zero”. E che a inizio novembre ha fatto registrare la morte di un bambino di 3 anni a causa dei ritardi nella macchina dei soccorsi.
La risalita dei contagi covid ha spinto le autorità cinesi a scegliere la via di una nuova serie di chiusure a Pechino per quanto riguarda molti luoghi pubblici e attività commerciali. Nei due grossi quartieri centrali di Haidian e Chaoyang, in cui abitano circa 7 milioni di persone, è stato imposto un lockdown. Inizialmente la strategia “zero COVID” sembrava funzionare e aveva consentito ai cinesi di vivere una vita normale. Ma la comparsa di varianti molto contagiose ne ha reso il mantenimento quasi impossibile.
Problemi anche A Zhengzhou intanto, il capoluogo dell’Henan, dove si trova l’iPhone City: il grande impianto industriale in cui si assembla il 70% degli smartphone Apple. Qu i residenti del centro non possono lasciare l’area, a meno che non abbiano un test negativo a portata di mano e il permesso delle autorità del Paese. La situazione, dunque, è tutt’altro che agevole. E l’incubo covid in Cina continua a provocare notti insonni.