Senegalese espulso, PrimaNoi applaude alle forze dell’ordine
Riceviamo e pubblichiamo una nota dal Comitato PrimaNoi in merito all’espulsione di un giovane calciatore senegalese, su cui è aleggiata l’ombra di essere esposto a influenze da parte di estremisti (prima è entrato in una gelateria di Schio con un coltellaccio, poi è risultato cercare informazioni su sostanze chimiche e armi).
E’ stato utilizzato il “protocollo anti-terrorismo” a Vicenza per l’espulsione dall’Italia di un cittadino senegalese di 21 anni, Mame Fily Sall, residente a Torrebelvicino (Vicenza). Il provvedimento, deciso dal Questore, è stato eseguito dalla polizia di Stato che ha proceduto all’accompagnamento del giovane alla frontiera aerea di Milano Malpensa, dove è stato imbarcato su un volo diretto al Paese di origine. Il giovane, hanno spiegato gli investigatori che l’hanno monitorato per settimane, aveva manifestato in più occasioni un forte interesse per cercare di reperire armi da fuoco e sostanze chimiche, e in un’occasione era stato trovato in possesso di un’arma.
“Un ragazzo come tanti innamorato del calcio, eppure l’espulsione di questo senegalese fa emergere un problema di convivenza sociale che va a confermare di come questi giovani stranieri siano esposti alle pulsioni radicaleggianti di natura terroristica” – spiega Alex Cioni, portavoce del Comitato di cittadini PrimaNoiimpegnato sul fronte al contrasto dell’immigrazione selvaggia.
“Come i figli di immigrati di seconda generazione, Sall Mame Fly ja, negli ultimi tempi aveva covato un risentimento verso la comunità che lo aveva accolto – continua Cioni. Sono giovani che molto spesso crescono in contesti famigliari legati alle radici culturali di provenienza, mentre quando escono di casa si trovano catapultati in tutt’altro sistema di valori che contribuisce ad enfattizzare i loro problemi esistenziali. Problemi che un pò tutti gli adolescenti vivono ma che in questi soggetti -spiega il protavoce di PrimaNoi- si trasformano in qualcosa di ben più pericoloso. Ecco da dove trovano linfa le baby gang spesso composte da immigrati o da figli di immigrati nati in Italia. Un problema purtroppo sottovalutato da chi è incapace di guardare con occhi pragmatici e una buona dose di lucidità intellettuale -conclude Cioni- un fenomeno che è figlio dello sradicamento forzato dalla propria terra natìa e di modelli culturali, religiosi e sociali distanti tra loro se non in aperto contrasto”.
Il comitato si complimenta le forze di Polizia e gli agenti della Digos della Questura di Vicenza per l’importante lavoro di prevenzione messo in campo allo scopo di evitare che si verifichino situazioni di concreto pericolo per la comunità.