200 morti in bici all’anno. “Fermiamo questa strage, oggi”: l’appello alle istituzioni dei ciclisti professionisti
Una strage di ciclisti, gente che sulle due ruote ci sta per passione, per lavoro o per necessità. L’assurda morte di Davide Rebellin, ucciso da un autista di tir con precedenti per omissione di soccorso e guida in stato di ebbrezza, quella di un sedicenne di Ferrara Manuel Lorenzo Ntube, che giocava con le giovanili del Padova Calcio e che è morto travolto da un suv mentre il suo amico è rimasto gravemente ferito, sono solo gli ultimi due episodi di un un fenomeno preoccupante. Perché oggi sulle strade a morire o a rimanere gravemente feriti sono soprattutto ciclisti e pedoni.
I dati dell’Osservatorio Asaps (Associazione sostenitori e amici Polstrada) dicono che in Italia ogni 35 ore un ciclista viene ucciso, per lo più travolto da automobilisti o conducenti di mezzi pesanti. Colpa soprattutto di reti inadeguate per chi utilizza le due ruote. Mentre in Europa si punta a nuove soluzioni l’Italia va infatti nella direzione opposta: l’ultima manovra messa a punto dal Governo ha infatti cancellato il Fondo della ciclabilità istituito dal governo Conte II nel 2019. Nel 2023 e 2024 sono così spariti dal bilancio del ministero delle Infrastrutture a guida di Matteo Salvini ben 94 milioni di fondi destinati alle le piste ciclabili, come spiega un articolo de La Stampa.
Individuato e denunciato il camionista tedesco che ha travolto Davide Rebellin. Era recidivo
I funerali di Davide Rebellin dovrebbero tenersi mercoledì prossimo nel duomo di Lonigo: per quel giorno il Comune ha proclamato il lutto cittadino.
Intanto il 1° dicembre l’Associazione Corridori Ciclisti Professionisti Italiani ha scritto una lettera aperta alle istituzioni e indirizzata ai Presidenti della Repubblica, del Consiglio, del Senato e della Camera, chiedendo di intervenire su questa strage della strada. Una lettera sottoscritta da molti professionisti del ciclismo attuale e del passato. E non solo. Eccola.
Fino a quando?
Per l’ennesima volta piangiamo un amico morto sulla strada. Michele Scarponi, ora Davide Rebellin ucciso ieri. E sempre ieri un ragazzo di 16 anni ammazzato mentre pedalava a Ferrara. Come Tommaso Cavorso, Silvia Piccini, Thomas Casarotto e tanti, troppi altri amici.
Solo nel 2021 sono morte oltre 200 persone in bicicletta, quasi 500 pedoni, molte di queste vittime di incidenti della strada dovuti a persone che semplicemente non si sono accorte della loro presenza. Non si sono resi conto che erano lì. Distratti dal cellulare, presi dalla frenesia con il piede sempre sull’acceleratore e lo sguardo chissà dove.
La strada non è solo delle automobili. La strada è del bambino che va a scuola, della mamma o del papà che accompagnano i figli in bici o a piedi, degli anziani che si spostano magari con l’unico mezzo che hanno a disposizione, le proprie gambe.
La strada è di tutti, o così dovrebbe essere, ma poi non è assolutamente vero.
E diventiamo ostacoli al cammino di bolidi impazziti o di persone distratte che non si rendono conto che l’automobile diventa uno strumento di morte se gestita con distrazione e mancanza di rispetto.
Perché tanto la velocità sulla strada è un fattore di successo quanto l’indifferenza per quelli che sono utenti deboli, diventato un fatto ordinario su cui piangere soltanto per qualche minuto nella quotidiana tragedia che tocca le famiglie investite, ed è proprio il caso di dirlo, dalla mala sorte di un pirata che semplicemente non guardava.
La nostra battaglia per imporre nel codice della strada regole più stringenti a tutela dei ciclisti non si fermerà. Ci abbiamo provato più e più volte e ci continuiamo a provare.
Chiediamo ancora una volta che si stabiliscano i limiti minimi per il sorpasso di una bicicletta sulla strada. È un piccolo passo ma un passo importante.
Perché stabilire regole chiare di distanza nel sorpasso dei ciclisti ci salva la vita.
Un metro e mezzo sono centocinquanta centimetri che rappresentano la distanza fra la vita e la morte. E vi assicuro che questo è la grandissima verità.
Non vogliamo, non possiamo, non dobbiamo smettere di chiedere regole diverse.
Ci eravamo quasi riusciti qualche mese fa ma ancora una volta la burocrazia e qualcuno in qualche ufficio di una ragioneria ha frenato e ha pensato di dire che mettere una norma semplice produceva un costo non coperto nel bilancio dello Stato.
Ma quale somma, peraltro infinitesimale, può valere la vita di una persona? Chi salva una vita salva il mondo intero. Qui non dobbiamo salvare il mondo intero dobbiamo soltanto scrivere una regola semplice.
Ridateci il diritto di vivere la nostra esperienza sulla strada come ciclisti con serenità e sicurezza. Dateci regole e aiutateci a pedalare in sicurezza.
Un metro e mezzo. Tre passi di cammino. Facciamoli!!
Perché dobbiamo fermare questa strage. Adesso!
Paola Gianotti, Associazione Io Rispetto il Ciclista
Marco Cavorso, Associazione Io Rispetto il Ciclista e ACCPI
Maurizio Fondriest, Associazione Io Rispetto il Ciclista
Cristian Salvato, Associazione Corridori Ciclisti Professionisti Italiani
Tutti i ciclisti e cicliste professionisti in attività ed ex
Hanno firmato e aderito personaggi dello sport e della cultura, di seguito alcuni firmatari:
Paolo Alberati, ex professionista
Moreno Argentin, campione del mondo
Alessandro Ballan, campione del mondo
Elisa Balsamo, pluricampionessa del mondo
Daniele Bennati, commissario tecnico della nazionale di ciclismo
Sofia Bertizzolo, professionista
Paolo Bettini, ex professionista
Alberto Bettiol, professionista e vincitore del Giro delle Fiandre
Gianni Bugno, ex professionista e Presidente CPA
Davide Cassani, ex professionista, ex commissario tecnico della nazionale
Alessandra Cappellotto, campionessa del mondo
Yuri Chechi, ex ginnasta medaglia d’oro olimpiadi Atlanta
Francesco Chicchi, campione del mondo Under 23
Claudio Chiappucci, ex professionista
Sonny Colbrelli, ex professionista, campione europeo e italiano, vincitore della Parigi – Roubaix
Simone Consonni, campione olimpico
Alessandro De Marchi, professionista
Alessandra De Stefano, direttrice Rai Sport
Martina Dogana, professionista
Giovanni Ellena, direttore tecnico Androni Giocattoli
Andrea Ferrigato, ex professionista
Martina Fidanza, campionessa del mondo
Filippo Ganna, campione del mondo, olimpionico, detentore del record dell’ora
Francesco Lamon, campione olimpico
Giovanni Lombardi, campione olimpico
Elisa Longo Borghini, medagliata olimpica e mondiale
Justine Mattera, showgirl, attrice e conduttrice televisiva
Giancarlo Minardi, presidente circuito Imola
Jonathan Milan, campione olimpico
Vincenzo Nibali, ex professionista, vincitore di Giri d’Italia e del Tour de France
Alessandro Petacchi, ex professionista
Paolo Poli, Presidente Mugello Circuit
Domenico Pozzovivo, professionista
Marina Romoli, ex ciclista e presidente Marina Romoli Onlus
Antonio Rossi, campione olimpico e mondiale, sottosegretario con delega allo Sport, Olimpiadi 2026 e Grandi Eventi della Regione Lombardia
Matteo Trentin, professionista
Diego Ulissi, professionista
Giovanni Visconti, 3 volte campione italiano
Elia Viviani, campione olimpico
Cristian Zorzi, campione olimpico e mondiale sci di fondo