Disposta l’autopsia sul corpo di Rebellin. Il funerale si terrà al Duomo di Lonigo
Si prospettano ancora tempi lunghi prima di poter celebrare l’addio in cerimonia solenne a Davide Rebellin, il noto ciclista vicentino che solo da due mesi aveva lasciato il circuito dei professionisti, prima di rimanere vittima dell’investimento di un tir a targa tedesca lo scorso mercoledì. Mentre l’indagine prosegue e la Procura di Vicenza ha disposto l’emissione del mandato di arresto europeo per l’autista 62enne Wolfgang Rieke, fuggito in Germania dopo l’investimento mortale e quindi accusato di omissione di soccorso e omicidio stradale, è stato reso noto che sul corpo dell’atleta 51enne sarà effettuata l’autopsia.
Nonostante la dinamica dell’incidente appaia chiara, ormai, evidentemente l’inchiesta berica in corso necessita di ulteriori elementi che l’esame potrà fornire. Salvo altre indicazioni sarà svolto tra una settimana, martedì 13 dicembre, all’interno dell’ospedale San Bortolo di Vicenza, affidato agli specialisti di medicina legale.
Un passaggio, questo della determinazione della data dell’autopsia, che almeno permette ai familiari di Rebellin iniziare le pratiche per la sepoltura della salma, nei giorni successivi. Al momento non filtrano certezze sul giorno prescelto, mentre è già confermato che si è scelta la cittadina dove Davide era cresciuto da bambino fino all’età adulta, vale a dire Lonigo, come luogo per la celebrazione delle esequie che si terranno nel Duomo locale. Proprio qui risiedono la madre e i fratelli con le rispettive famiglie.
Nel corso del fine settimana la moglie dello sfortunato ciclista morto tragicamente proprio mentre si allenava sui pedali, Françoise Antonini, francese con chiare origini italiane, dopo giorni di silenzio straziante aveva affidato al suo diario su Facebook un testo commuovente in cui ha espresso le emozioni provate all’indomani della morte del proprio compagno di vita. Nella lettera rivolta virtualmente al suo Davide nessun riferimento al pirata della strada che ha investito e ucciso, già responsabile e di gravi violazioni del codice della strada in passato, anche in Italia. Nonostante tutto ciò, era lui alla guida dell’autoarticolato killer che ha spezzato una vita, con l’aggravante di non aver fatto nulla per soccorrere il ciclista vicentino. Un campione di questa disciplina ma, prima di tutto, un uomo.
“Spero di poter pedalare a vita, fino all’ultimo“, aveva dichiarato Davide Rebellin nel passato recente un’intervista video sul portale “Il Pedale nel Cuore”, che lo ha ricordato con affetto e tristezza.