Repressione in Iran, Cgil: “indispensabile l’intervento della comunità internazionale”
Per fermare il regime in Iran è ormai indispensabile un intervento della comunità internazionale. Ne è assolutamente convinta la Cgil che chiede al governo italiano, a tutte le istituzioni internazionali e ai Paesi democratici “di rafforzare il proprio impegno e di condannare con forza il sanguinario regime iraniano, attuando ulteriori sanzioni e un embargo completo in termini di esportazioni di armi e materiale bellico”.
Il sindacato ha deciso di fare sentire la sua voce dopo l’esecuzione del 23enne Mohsen Shekari, attivista e manifestante arrestato durante le proteste di piazza: “È necessario un intervento autorevole e fermo della comunità internazionale. Le esecuzioni a morte da parte del regime iraniano rappresentano una gravissima violazione dei diritti umani e delle norme internazionali”.
Nel frattempo le condanne a morte non si fermano. Il capo del tribunale di Isfahan, Asadollah Jafari, ha dichiarato che l’ex calciatore delle squadre Sepahan e Tractor, Amir Nasr-Azadani di 26 anni, è “uno dei 9 imputati nel caso in cui tre agenti di sicurezza sono stati martirizzati durante i disordini del 25 novembre”.
Una condanna è arrivata anche per l’attore teatrale 26enne Hossein Mohammadi. La sua esecuzione è imminente, scrive su Twitter il reporter di Bbc Monitoring Khosro Kalbasi Isfahani, postando le immagini del giovane durante uno spettacolo. Mohammadi sarebbe stato arrestato il 5 novembre.
La Corte suprema della Repubblica islamica dell’Iran ha poi condannato a morte Mahan Sadrat Marni. Il giovane secondo le autorità giudiziarie iraniane, è colpevole di aver messo in pericolo la sicurezza del Paese. Secondo quanto ha dichiarato il padre al quotidiano indipendente “Shargh Daily” il figlio sarebbe in attesa di essere giustiziato.
E le proteste in Iran vedono tra le vittime anche i bambini. Secondo Amnesty International sono quarantaquattro i piccoli uccisi durante le manifestazioni che stanno infiammando il Paese . L’Organizzazione non governativa ha reso noto di aver documentato nomi e dati dei bimbi e di aver raccolto informazioni sulle minacce ricevute dai parenti di 13 delle piccole vittime da parte del governo. I parenti sarebbero stati costretti a seppellire i bambini in villaggi remoti con l’assoluto divieto di condividere immagini sui social.