Sciopero generale domani contro la Manovra. I sindacati: “Rimettere al centro il lavoro”
Domani scenderanno in piazza, contestualmente agli scioperi, undici Regioni: Alto Adige, Basilicata, Campania, Emilia Romagna, Friuli, Liguria, Lombardia, Molise, Sardegna, Toscana e Lazio.
In una nota, la Cgil di Roma e del Lazio e la Uil del Lazio, scrivono: “La bozza della Legge di bilancio 2023 è sbagliata e produrrà effetti devastanti sui lavoratori e sui pensionati, giornalmente alle prese con il carovita e costretti ad affrontare, dopo un biennio di emergenza sanitaria, una vera e propria pandemia salariale. Di fronte a questo scempio dei diritti e a questa reiterata offesa della dignità delle persone, la risposta del sindacato è lo sciopero generale”.
Alle ore 10, a Roma, in piazza della Madonna di Loreto, ci sarà l’intervento conclusivo del segretario generale della Cgil Maurizio Landini e quello del segretario generale della Uil del Lazio Alberto Civica.
Nel Lazio: l’azienda di trasporto Cotral comunica sciopero regionale di 4 ore, con astensione dalle prestazioni lavorative dalle 20 alle 24, assicurando che per quanto riguarda le corse bus saranno garantite tutte le corse dei bus fino alle ore 20 e quelle in programma a partire dalle 24. Per le linee ferroviarie Metromare e Roma-Viterbo il personale delle linee ferroviarie Metromare e Roma – Viterbo garantirà il servizio fino alle 20 quelle in programma a partire dalle 24. Tutte le informazioni sulla modalità di sciopero saranno disponibili sul sito internet cotralspa.it e sull’account Twitter@BusCotral", conclude la nota.
Anche la Lombardia aderisce allo sciopero generale di 24 ore di tutti i settori pubblici e privati. Per il trasporto pubblico, in particolare, le segreterie FILT e UILT hanno aderito con uno sciopero di 4 ore: l’agitazione del personale viaggiante e di esercizio sia di superficie sia della metropolitana sarà possibile nella fascia oraria dalle 18 alle 22.
La protesta è iniziata il 12 dicembre scorso con manifestazioni e scioperi promossi da Cgil e Uil organizzati a livello regionale per cambiare una manovra che dicono essere sbagliata e contro il lavoro. Le sigle sindacali chiedono inoltre di aumentare i salari detassando gli aumenti dei contratti nazionali, portando la decontribuzione al 5% per i salari fino a 35.000 euro; di conferire tutele a tutte le forme di lavoro, assegnando ai Ccnl un valore generale, sancendo così anche un salario minimo e diritti normativi universali.
E ancora chiedono l’eliminazione del lavoro precario per un unico contratto di inserimento con contenuto formativo; una riforma fiscale che rispetti il principio della progressività; la tassazione degli extraprofitti che generi risorse per un contributo straordinario di solidarietà; la rivalutazione delle pensioni; risorse per l’istruzione e la sanità; la cancellazione della legge Fornero con l’uscita flessibile dal lavoro a partire dai 62 anni, il riconoscimento della diversa gravosità dei lavori, la pensione di garanzia per i giovani e per chi ha carriere discontinue e considerate “povere”, il riconoscimento del lavoro di cura, il riconoscimento delle differenze di genere, l’uscita con 41 anni di contributi.