Finti carabinieri davano appuntamento in caserma per vendere smartphone a basso costo
Non tanto il “fascino della divisa”, ma sicuramente un certo senso di sicurezza percepito nel credere che il venditore dello smartphone fosse un carabiniere in servizio alla compagnia di Bassano del Grappa. E’ un aspetto rilevante della truffa messa a segno a più cittadini del Veneto, nel commercio on line tra privati, da tre pugliesi di recente identificati, rintracciati e denunciati dagli stessi carabinieri – quelli reali – della stazione dell’Arma bassanese.
Secondo gli esiti delle indagini in merito, avviate da molteplici denunce di persone gabbate di alcune centinaia di euro, per far abboccare gli acquirenti nel web il terzetto aveva messo in piedi un piano di persuasione a prova di scettico: oltre a spacciarsi per militari dopo i contatti sui social e su piattaforme di commercio in internet erano arrivati al punto di inviare delle foto in uniforme dell’Arma e perfino dare appuntamento per la consegna del telefono mobile proprio di fronte alla caserma di Bassano.
Superfluo specificare che, al momento concordato per lo scambio dopo aver versato con moneta digitale un anticipo, nessun militare si presentava all’incontro. Una truffa che in questo caso ha indispettito non solo i beffati ma anche gli stessi carabinieri, ai quali più cittadini provenienti da più province del Veneto si sono rivolti, visto l’offesa alla divisa e l’uso improprio che se ne è fatto per sviare ogni sospetto.
Una decina le querele presentate nell’arco di fine estate 2022, nei soli mesi di agosto e settembre, per un “bottino truffaldino” quantificato in più migliaia di euro, denaro ottenuto attraverso versamenti su carte di credito. “Anticipi” a cui non faceva seguito l’ultimazione della transazione, visto che gli smartphone di ultima generazione di fatto non esistevano se non su immagini digitali. Altri episodi analoghi, con medesime modalità disoneste, si sono registrate in altri luoghi d’Italia.
L’attività di indagine dei carabinieri di Bassano del Grappa ha consentito di identificare gli autori dei raggiri, vale a dire i tre cittadini italiani residenti in provincia di Taranto e già noti per altri illeciti, accertandone la loro responsabilità anche attraverso diretti riscontri con gli istituti di emissione delle carte di credito e con le compagnie telefoniche, giungendo così alla fondata conclusione sulla responsabilità dei tre uomini che ora dovranno rispondere del reato di truffa continuata.